“Horror vacui”, orrore del vuoto: il vuoto incolmabile che lascia un amore, il vuoto inarrestabile dei valori odierni e poi il più temibile, il vuoto dell’anima che si manifesta, assordante, “a noi orfani del Signore”. (…) Su tutto, domina come una divinità sanguinaria la Finanza globale, pronta a sacrificare gli individui in nome del potere. Ed ecco incastonate nel flusso del linguaggio poetico le aride parole della crisi che ormai da troppo tempo fanno da grigio sfondo alla nostra esistenza: rigore, bilancio, conti, manovra, recessione, finanche il neologismo “areaeuropanico”. (…) Quella descritta da Vanni è una realtà in cui “nel sacro nome della secolarizzazione abbiamo smarrito la speranza nella resurrezione”: un mondo disperato, quindi, caratterizzato dall’”autismo digitale”, da un’identità frammentata in cui non sai “se tu sei frutto di somma o sottrazione”, da un’aritmetica dei sentimenti in cui “la passione ci vince e ci miete”, da una scienza medica incapace di sanare la malattia più profonda, il “dolore muto” dell’animo umano. (…) Forse, si intravede una fioca luce in fondo al tunnel: sarà la vita stessa l’antidoto, la bellezza, le parole dei classici, che riecheggiano spesso nei testi dell’autore come citazioni e come interlocutori (…). (Dall’introduzione di Claudia Rubbini).