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Sono trascorsi ventidue anni dall’evento che causò uno stato di paura intrinseca all’autore, avendo vissuto personalmente la vicenda narrata in questo libro. Più volte, provò a scrivere ciò che gli era capitano nel 1992, ma non vi riusciva. Ogni qualvolta che ci provava gli veniva un tremore, alla schiena, che non gli permetteva di andare avanti. A distanza di ventidue anni, un evento improvviso gli fa nascere quella necessità di completare questo libro. Difatti, l’Autore, si è affrettato a scriverlo affinché un qualsiasi lettore possa essergli di aiuto per fare riscattare l’errata storia di…mehr

Produktbeschreibung
Sono trascorsi ventidue anni dall’evento che causò uno stato di paura intrinseca all’autore, avendo vissuto personalmente la vicenda narrata in questo libro. Più volte, provò a scrivere ciò che gli era capitano nel 1992, ma non vi riusciva. Ogni qualvolta che ci provava gli veniva un tremore, alla schiena, che non gli permetteva di andare avanti. A distanza di ventidue anni, un evento improvviso gli fa nascere quella necessità di completare questo libro. Difatti, l’Autore, si è affrettato a scriverlo affinché un qualsiasi lettore possa essergli di aiuto per fare riscattare l’errata storia di un popolo: gli Etruschi!Nello scorso mese di giugno, una sua amica insieme a un “Fratello”, lo invitò in un Conviviale della propria Casta, che si sarebbe tenuto nella città di Terni, in occasione del Solstizio d’Estate. Vi giunse il 20 giugno, e fu ospitato in una villa nei dintorni della cittadella di Amelia. Quella notte, stanco del lungo viaggio, appena l’orologio a pendolo, collocato nello studio accanto alla sua stanza da letto rintoccò la mezzanotte, lui si addormentò. Dopo qualche ora si destò, avendo avvertito dei rumori nella sua camera. Accese l’abatjour, si guardò attorno e rimase impietrito! Davanti al suo letto vi erano tre figure, alte, e con vestiti strani, coperti da mantello. Cercò di capire se stesse vivendo un sogno, oppure, questa, era ancora una volta una visione reale, già vissuta. La figura, che stava al centro dei tre, lo rassicurò dicendogli: “ Scusaci Angelo, non volevamo impaurirti, ma è stato deciso che io, Phersu, Gran Sacerdote degli Etruschi dovevo venirti a trovare personalmente; perché noi, io e il mio popolo, abbiamo bisogno di te….”