Come il vino non si può conservare bene né nell'oro, né nell'argento, ma nel più semplice dei contenitori, l'argilla, così le parole di Torah si conservano in chi è umile ed è pronto ad imparare da ogni uomo. Gianpaolo Anderlini, studioso di ebraismo e fautore del dialogo interreligioso, ci illusta con un agile volumetto l'intenso e affascinante rapporto tra il vino e la religione ebraica. Un ruolo, quello del vino, solo apparentemente secondario e culturale: in realtà, un caso esemplare dello stretto legame fra la vita, la corporeità, lo spirito e i suoi simboli.