La vicenda dei 'Cinque di Cambridge', che sembra appartenere a un passato lontano, è una storia che parla del Novecento e attraversa il secolo forse più complicato della storia occidentale rappresentandone in modo esemplare gli estremi e le contraddizioni. Ma indipendentemente dalle convinzioni di parte, ciò che affascina nella storia di questi cinque uomini è la forza con cui sono riusciti a vivere una passione politica in modo così costante e disinteressato, una condotta e un trasporto che la politica del nuovo secolo sembra non conoscere. Se è vero che il Novecento è stato il secolo delle ideologie e degli estremismi, e la sua storia fatta anche o sopratutto di sangue ne costituisce il gigantesco risultato, ciò non toglie che le intenzioni di molti fossero animate dalla convinzione che davvero fosse possibile un mondo giusto e privo di diseguaglianze, destinato ad avere la meglio sullo sfruttamento e sull'ingiustizia. Che si voglia considerarli come biechi traditori dal sangue freddo, come successe in Inghilterra in seguito alle rivelazioni definitive delle loro attività, o come eroi capaci di rinunciare a sé stessi e rischiare la vita per il bene dell'umanità, ciò che contraddistingue la vicenda delle spie di Cambridge e ne caratterizza l'alone di nostalgica malinconia è la sincerità della loro dedizione; perché a prescindere dal fallimento del comunismo reale e dell'esperimento sovietico, lungo settant'anni e carico di crimini e violenze oltre che di difetti politici evidenti, questi uomini, che per posizione e capacità avrebbero potuto godere di una vita agiata e tranquilla in patria, avevano tutto da perdere e poco o nulla da guadagnare da ciò che facevano, e lo hanno fatto dunque per pura convinzione, mettendo la propria missione davanti alla famiglia e alla propria vita. Il disinteresse della condotta e la chiarezza della fede, sebbene in una dimensione politica e terrena, non può che destare interesse e un pizzico di nostalgia specie in chi, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, è ormai abituato a un mondo dove le parti sembrano alternarsi senza sostanziali differenze e ammiccare tra loro in un teatro in cui sostanzialmente arrivano a confondersi senza dare risposte concrete. Se la logica del bianco contro il nero è senz'altro semplicistica e non adatta a spiegare la complessità del mondo politico e della società occidentali, ciò che sembra mancare al mondo odierno, in cui la dimensione mondiale del potere, anche per la causa storica del crollo del blocco sovietico, si è sostanzialmente appiattita su un'unica alternativa, è quella passione che spinge a lottare per portare un cambiamento futuro che il Novecento ha conosciuto spesso in forme funestamente estreme e violente, ma che innegabilmente rappresentano anche il fascino del secolo scorso.