Nel marzo dell’anno 1500 Leonardo da Vinci giunge a Venezia quasi certamente portando con sé alcuni dipinti da proporre ai notabili lagunari. Un indizio in tal senso è la Madonna Litta di San Pietroburgo, che all’epoca era proprietà di uno dei Contarini, appartenente alla ramificatissima famiglia veneziana, di cui il ramo di san Paternian - non sarà forse solo coincidenza! - inaugurava proprio quello stesso anno la monumentale scala di palazzo, più conosciuta come ‘Scala del Bovolo’. È dunque probabile che Leonardo sia stato invitato dai committenti ad apprezzare il singolare manufatto, stranamente relegato nel cortile, nonostante la magnifica architettura elicoidale ritmata da 7 loggiati. Ed è proprio una tale singolarità architettonica che fa scattare l’ambiziosa ‘scommessa investigativa’ se la Scala del Bovolo sia o meno una sorta di ‘tempio’ all’Hata-Yoga, ad uso di una società di iniziati, presieduta da esponenti della casata Contarini: del resto, non era Venezia la porta privilegiata da e verso l’Oriente?
Né si può escludere che in quella stessa circostanza Leonardo abbia ricevuto, sempre dai Contarini, la commissione per un ‘ciclo pittorico’ dedicato ai 7 Chakra - punti energetici, distribuiti lungo l’asse vertebrale, tanto cari agli yogi - : una commissione tuttavia che Leonardo avrebbe lasciato allo stato di abbozzo consentendo, che altri - Giorgione in primis - lo portassero a termine. È infatti nei tre più celebri dipinti giorgioneschi, il Tramonto, la Tempesta e i Tre filosofi, che si adombra la ‘firma’ del genio vinciano sotto le mentite spoglie, per così dire, di un autoimprestito, dal momento che in esse si colgono dettagli, che solo Leonardo avrebbe potuto mutuare da un suo famoso disegno giovanile, noto come ‘Paesaggio con la veduta dell’Arno’ (Uffizi, Firenze). Diremo infine che di queste tre opere, rispettivamente evocative del I, del II e del III Chakra, la Tempesta possiede un particolare plusvalore simbolico, in quanto ‘anagramma pittorico’ della Scala del Bovolo.
Né si può escludere che in quella stessa circostanza Leonardo abbia ricevuto, sempre dai Contarini, la commissione per un ‘ciclo pittorico’ dedicato ai 7 Chakra - punti energetici, distribuiti lungo l’asse vertebrale, tanto cari agli yogi - : una commissione tuttavia che Leonardo avrebbe lasciato allo stato di abbozzo consentendo, che altri - Giorgione in primis - lo portassero a termine. È infatti nei tre più celebri dipinti giorgioneschi, il Tramonto, la Tempesta e i Tre filosofi, che si adombra la ‘firma’ del genio vinciano sotto le mentite spoglie, per così dire, di un autoimprestito, dal momento che in esse si colgono dettagli, che solo Leonardo avrebbe potuto mutuare da un suo famoso disegno giovanile, noto come ‘Paesaggio con la veduta dell’Arno’ (Uffizi, Firenze). Diremo infine che di queste tre opere, rispettivamente evocative del I, del II e del III Chakra, la Tempesta possiede un particolare plusvalore simbolico, in quanto ‘anagramma pittorico’ della Scala del Bovolo.