Maratea e Amantea, protagoniste della lotta contro l’invasore francese, nelle pagine di questo saggio, insieme con i comandanti delle rispettive piazze e con le masse legittimiste, ritornano a far da voce portante nella narrazione di quelle vicende di armi e di sangue che, nel 1806-1807, interessarono la parte continentale del regno borbonico e in modo particolare il territorio calabro- lucano. Riemergono, così, in primo piano i vari protagonisti di quell’evento e di quei giorni ormai lontani e riprendono a muoversi su una scena che, per via del tempo, assumendo i contorni d’una vicenda favolosa, sembra appartenere, anche per il ritmo narrativo seguito dall’autore, più alla dimensione d’un romanzo che alla misura d’un saggio. In questa atmosfera narrativa e in questo sfondo di scontri, le due cittadine del Tirreno, a distanza di due secoli, riprendono il proprio posto nella storia di quegli anni e tornano, insieme con i propri comandanti Alessandro Mandarini e Rodolfo Mirabelli, a tesserne la tela, ripresentandone gli avvenimenti dalla posizione privilegiata di chi li ha conosciuti e vissuti, delineandone gli aspetti e consegnandone vicende e protagonisti all’uomo del terzo millennio.