Carlo de Bellis si disinteressa della vita non perchè sia professore di filosofia, ma perchè ha sessant'anni e buona salute. Quando si ha sessant'anni non bisogna più occuparsi che della salute e se essa è buona, bisogna chiudersi in casa, guardarsi dai colpi d'aria, accontentarsi dell'orizzonte cilestrino, contemplato dalla finestra a vetri chiusi, il corpo abbandonato al tepore di una poltrona comoda e profonda. E quando la coscienza è tranquilla - Carlo ha una coscienza molto tranquilla - bisogna chiudersi in casa, guardarsi dal proprio simile, che infuria per le vie del mondo, accontentarsi di ciò che fu - e che è sempre un orizzonte cilestrino - senza pensare a ciò che è, o avrebbe potuto essere, se… No. Bisogna fermarsi a guardare indietro, quando si ha la minacciosa età di sessant'anni e si ha paura della morte. E anche questo finisce per giovare alla salute. Carlo de Bellis ha una gran paura del fenomeno morte, perchè esce dal dominio della sua logica interpretativa, ma d'altra parte ha da tempo capìto tutte queste cose, per intuito di uomo di buon senso e in virtù della inveterata abitudine di procurarsi, nella vita, il massimo godimento della tranquillità col minimo sforzo di sacrificio. Più che partecipare alla vita, vi ha assistito con la indifferenza morale che gli viene dalla miopia professionale: nella commedia umana egli ha recitato la parte, assai comoda, del personaggio che non dice niente. I passeggeri di Caronte, Gherardo Gherardi. Gherardo Gherardi (Granaglione, 2 luglio 1891 - Roma, 10 marzo 1949) è stato uno sceneggiatore e regista italiano.
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