Con ritmo narrativo stringato e scrittura chiara, Berardino Di Paolo ci offre due storie d'amore custodite fra le pagine di questo libro. Eppure "Angel" e "Selene" non sono soltanto storie d'amore che, a primo acchito, potremmo definire anacronistiche. C'è anche la confluenza, fra registri linguistici e sequenze narrative, della capacità dell'autore di dire "senza dire". Si sa che l'innamoramento trova spiegazione in una forza oscura e interna dislocata dalla razionalità - forza dalla quale Selene, la protagonista dell'omonimo racconto, non riesce a sottrarsi, così come non riescono a sottrarsi due personaggi del racconto "Angel". E' una forza misteriosa che nutre un'emozione potente, che spesso sfocia nell'amore, da Platone identificato con la follia - che è al di sopra della ragione - per cui l'amore è follia ma è anche una forma di possessività che rende schiavi o prigionieri di passioni che distolgono l'individuo da scelte razionali, talvolta destabilizzandolo e talvolta aprendolo all'entusiasmo derivante dall'esperienza della fase di innamoramento. Selene cade nella rete dell'innamoramento, dalla quale vorrebbe uscire ma la forza oscura irrazionale la trattiene e quella stessa forza s'impadronisce di Walter e i due giovani seguono il ritmo di un amore non ancora maturo, per cui, nello svilupparsi degli eventi, entrambi sono trascinati dall'ambivalenza delle emozioni, che li separa. È qui che la storia sembra assumere la caratteristica dell'anacronismo perché, calandola nell'odierna realtà, ci rendiamo conto che manca qualcosa: uno strumento che ha modificato la quotidianità, il cammino culturale, persino i sentimenti (che non sono innati) delle persone. Sarebbe stato semplice risolvere il conflitto fra i due protagonisti attraverso l'uso di un cellulare e di una chat. Oggi i rapporti interpersonali si modificano spesso in modo virtuale perché il cellulare ha assunto una funzione particolare, generando in tanti casi una mancanza di risonanza emotiva. L'autore elimina lo "strumento" cellulare - elimina quindi una tecnica che inficia le relazioni sociali, amicali, amorose - e muove i personaggi affinché mettano in moto l'apparato emotivo; ecco uscir fuori, come da un cilindro, un'accozzaglia di stati d'animo e di sofferenza che, pur con la loro natura irrazionale, si amalgamano a procedure razionali.
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