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Abstract La traduzione di De vita contemplativa di Filone (qualunque sia la sua forma originaria!) e il commento, come prefazione all’opera dell’autore e come critica al pensiero di Eusebio e di Girolamo, risultano momenti nodali nella stesura di I Terapeuti, opera essenziale per la formazione di un ricercatore delle origini del cristianesimo. L’opera filoniana è una via a Dio secondo l’ascesi mistica, indicante tappe di una theoria, alternativa non solo a quella della pracsis essenica, ma anche a quella legalistica, liturgica, teurgica. Essere anacoreti è, con la rinuncia ai beni familiari e…mehr

Produktbeschreibung
Abstract La traduzione di De vita contemplativa di Filone (qualunque sia la sua forma originaria!) e il commento, come prefazione all’opera dell’autore e come critica al pensiero di Eusebio e di Girolamo, risultano momenti nodali nella stesura di I Terapeuti, opera essenziale per la formazione di un ricercatore delle origini del cristianesimo. L’opera filoniana è una via a Dio secondo l’ascesi mistica, indicante tappe di una theoria, alternativa non solo a quella della pracsis essenica, ma anche a quella legalistica, liturgica, teurgica. Essere anacoreti è, con la rinuncia ai beni familiari e alla vita civile e sociale, l’inizio del percorso, il primo gradino della scala del progrediente, che si separa dal proprio io e dalla civiltà, alla ricerca di un rapporto con la natura: il saluto al sole al mattino e alla sera e l’augurio di buon commento biblico al vicino sono segni di una nuova scansione del tempo, rispetto al calendario lunare, e di una differente immersione nell’armonia naturale. L’ambiente alessandrino del lago Maryut (Mareotide) è la cornice, in cui andres theoi /uomini divini realizzano la loro ricerca, isolata, spirituale. Il vivere separato entro la propria cella (semneion e monasterion) e nello spazio intorno alla propria abitazione sottende una tipica chiusura in sé e un rifiuto del mondo al fine di una pura spiritualità, in una santificazione del sabato secondo le prescrizioni mosaiche e dei sei giorni con l’askesis/esercizio, mediante lo studio e l’esegesi biblica continua, durante l’arco della solarità giornaliera e in una diversa coscienza del corpo, a cui viene dedicato poco tempo (e di notte) per i bisogni corporali. Essi infatti bevono acqua sorgiva e mangiano pane (verdure, sale) una volta ogni sei giorni (solo alcuni - i più deboli - ogni tre giorni) e fanno una coena il cinquantesimo giorno sette settimane dopo la Pasqua, nel mega monasterion, in cui i magistri, i più anziani, sono serviti da diaconoi, ministri che servono dopo che tutti hanno ascoltato ed approvato la lectio del capo ermeneuta, che commenta la torah allegoricamente. Vivere in allegria , in modo euforico e entusiastico, è tipica espressione del terapeuta ritornato un bambino/nepios, un vecchio che è costantemente in uno stato di ebbrezza, cosciente che l’ esercizio continuato conduca alla vetta dell’eudaimonia e alla visione e all’unione con Dio. Tanto misticismo estatico è di tanto in tanto atterrato dalla necessitas dell’apologia ebraica di Filone e dalla polemica contro gli etnikoi/ i pagani, oltre che dal gioco retorico.