Il paesaggio umano di Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, è una piana di frantumi. I suoi personaggi sono segnati dalla follia, dalla fissazione unica, dalla ossessione esiziale. Pirandello descrive la vita in tutte le sue follie. Il "destino" paventato e raccontato dai suoi antichi colleghi greci diventa in lui una frattura del carattere, della personalità. Non esiste al mondo una persona "normale", sembra voler dire il genio siciliano. Normalità è la follia. E a guardarli vivere, questi innumerevoli personaggi alla ricerca spasmodica della felicità (della verità), si sente infine una immensa gelata pietà. Con lo scandalo della Banca Romana e la repressione nel sangue dei Fasci siciliani parve a tutti chiaro che un'epoca si chiudeva definitivamente. In quegli anni Pirandello scrisse il suo unico romanzo storico. I Vecchi e i Giovani sono doloroso omaggio alla "sicilianitudine", ma soprattutto il congedo dall'epopea di Garibaldi, dal Risorgimento e dai sogni della sua giovinezza. Questa è l'opera più vasta e complessa di Pirandello, che racconta di aristocratici borbonici, nuovi borghesi arrivisti, plebi inquiete. Chi vedrà realizzati i propri desideri? Una scrittura impagabile, senza un vuoto o un momento di pausa.
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