“Il bambino che ride alle statue” celebra l’amore filiale che perdura fin oltre la morte. È di scena una famiglia romana, la famiglia Monti, vittima di un terribile incidente stradale nel quale perde la vita uno dei due figli: Rocco, di appena otto anni. L’irregolarità dell’incidente e la sua stranezza appaiono da subito evidenti, tanto da indurre la polizia a supporre un’aggressione intenzionale. È qui che emerge, in tutta la sua importanza, la figura di Lisa, madre di Rocco. Il personaggio, sebbene distrutto moralmente dalla morte del figlio, trova le energie per investigare, per tentare di svelare il mistero, per prendere l’assassino. Il racconto, sempre avvolgente e travolgente, diventa in chiusura ancora più interessante e inquietante. L’autore, suscitando nel lettore un sempre vivo coinvolgimento per l’intreccio e la verità psicologica dei suoi personaggi e inducendolo a una profonda riflessione sul rapporto dialettico tra la vita e la morte, sembra infine abbandonarlo a un grosso interrogativo: è per gli uomini possibile cambiare il corso degli eventi?