"There is nothing to writing. All you do is sit down at a typewriter and bleed", diceva Ernest Hemingway.
Scrivere piccole storie non è altro che stillare sangue su una pagina bianca. Sangue tuo, trasfuso da chi ti ha amato, versato in tuo nome, oppure ignoto, che aspetta solo di essere raccontato.
Il buco che ho nel cuore ha la tua forma è un collage di cartoline da questo millennio inquieto, popolato da una moltitudine sempre più connessa, dove la tecnologia ha accorciato le distanze fisiche ma non ha colmato quelle emotive tra gli esseri umani. Alieni perfino a se stessi. Dove le vittime si confondono con i carnefici; dove la possibilità di riscatto per troppi rimane una chimera; dove il confine tra il bene e il male è talmente scolorito da risultare ormai difficilmente intellegibile.
I protagonisti di questi racconti brevi non hanno un nome, non un volto, né abitano un luogo. Sono tutti i vagabondi, gli amanti, i traditori, i malati, gli indigenti, le prostitute, gli immigrati, i pazzi, gli innamorati del mondo. Quelli che ci piace pensare siano sempre "gli altri", ma in realtà siamo noi senza orpelli. Noi, quando ci espropriano delle certezze e dei totem. Noi, quando ci rubano l'armatura. Quando ci squarciano il guscio. E disperdono i cocci al vento.
Scrivere piccole storie non è altro che stillare sangue su una pagina bianca. Sangue tuo, trasfuso da chi ti ha amato, versato in tuo nome, oppure ignoto, che aspetta solo di essere raccontato.
Il buco che ho nel cuore ha la tua forma è un collage di cartoline da questo millennio inquieto, popolato da una moltitudine sempre più connessa, dove la tecnologia ha accorciato le distanze fisiche ma non ha colmato quelle emotive tra gli esseri umani. Alieni perfino a se stessi. Dove le vittime si confondono con i carnefici; dove la possibilità di riscatto per troppi rimane una chimera; dove il confine tra il bene e il male è talmente scolorito da risultare ormai difficilmente intellegibile.
I protagonisti di questi racconti brevi non hanno un nome, non un volto, né abitano un luogo. Sono tutti i vagabondi, gli amanti, i traditori, i malati, gli indigenti, le prostitute, gli immigrati, i pazzi, gli innamorati del mondo. Quelli che ci piace pensare siano sempre "gli altri", ma in realtà siamo noi senza orpelli. Noi, quando ci espropriano delle certezze e dei totem. Noi, quando ci rubano l'armatura. Quando ci squarciano il guscio. E disperdono i cocci al vento.
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