Lui era tornato al dilemma iniziale ma con la bocca che gli sembrò impastata di terra... ma chi era il defunto nella bara che aveva la sua stessa identità? Chi era quello che, almeno a giudicare dagli interventi e dai riferimenti specifici fatti inequivocabilmente sualla sua vita, aveva avuto gli stessi parenti e non solo? Chi era, visto che lui era al buio, non poteva muoversi ma stava respirando, immobile ma vigile e in attesa di capire?... e poi u terribile sospetto si fece largo tra le sue congetture. E se fossi io quello nella bara? Era tutto così assurdo che anche l’esercizio del pensiero ne era contaminato. Capiva che sarebbe impazzito se si fosse ostinato a cercare una spiegazione ai fenomeni ai quali aveva assistito. Stava succedendo l’inspiegabile ma per quanto si sforzasse non ne afferrava il senso. Eppure una spiegazione doveva esserci, fosse stata anche innaturale... ma doveva riuscire a vedere qualcosa e gli vennero alla mente le bugie, quelle che sostenevano le candele e ne raccoglievano la cera liquida dal calore. Quelle che erano in tutte le stanze della sua infanzia e si usavano quando la luce se ne andava. Adesso gli sarebbe stato sufficiente averne una, una soltanto, con uno spezzone anche piccolo di candela accesa che gli consentisse di vedere attraverso l’unico appiglio alla vita che gli restava, ammesso che si trattasse di vita e che forse invece vita non era...