È l’undicesimo racconto della saga, il secondo del quarto volume, e si svolge nel 1978. Il capitano Alberto Aldobrandi è di stanza a Genova, e avrebbe programmato una vacanza di una settimana in montagna, in lieta compagnia, ma per un banale contrattempo deve dirottare la sua scelta verso Livorno, dove la signora Filomena è sempre pronta ad accoglierlo. Una visita i vecchi amici, il maresciallo in pensione Tito Salutini e il commissario Picchio Aristide è d’obbligo e Berto si trova subito coinvolto in una buffa storia di un corridore ciclista che durante una corsa finisce fuori strada, è dato per morto ma improvvisamente scompare dalla scena per riapparire brevemente vivo il giorno dopo in centro città e ancora dato per morto poco dopo. Le ricerche subito condotte dal commissario Picchio non portano a nulla perché il cadavere resuscitato scompare di nuovo. Berto si trova casualmente sulle scene sia della scomparsa che della successiva apparizione del corridore e ha modo di conoscere la bella figlia del patron della squadra ciclistica. Quando il morto o redivivo appare per la terza volta alla periferia di Livorno per farsi investire, in modo definitivo, da un’automobilista pirata, tanti piccoli e grandi dettagli vanno a costruire un mosaico di truffe e traffici illeciti di droghe dopanti e Berto, dopo aver tessuto le sue trame, si fa da parte per lasciare al commissario Picchio la conclusione della triste vicenda.