Dice il Talmud: “In quattro, tra i dottori, tentarono di entrare nel Giardino per contemplarne le meraviglie, ma solo rabbi Aqiva non ebbe conseguenze negative. Perché Ben Azzai a un certo punto morì, Ben Zoma impazzì ed Elijha Ben Avujja diventò eretico”.Il Giardino è dove le pietre cantano. E nell’inevitabile ubbidienza al proprio destino e nel necessario ossequio alle sue leggi immutabili, chi vi entrerà conoscerà la pazzia, la morte, il tradimento della propria fede e, in un solo, unico caso, la salvezza.Marcus Stein è il primo a giungervi. E disincanta le pietre. Ma questo non basterà.Eppure, i grifoni dai lunghi becchi, le sirene danzanti, gli uccelli barbuti e le altre meraviglie presenti avrebbero cantato per tutti. Per Padre Reginald, diviso tra la terra e il cielo, o per Don Daniele, sedotto dalle spire oscure di un Male più grande di lui. Ciascuno non potrà impedire che quello che deve essere sia.Solo il pastore Giovanni Squitieri, lontano, seduto in poltrona aspettando la cena, comprende: “La Verità vi farà liberi.”Il Canto delle Pietre affonda le proprie radici in una teoria musicale suggestiva e ci ricorda che ogni cultura annovera tra i propri miti di fondazione del mondo quello secondo il quale in origine ci sia stata la Parola, il suono creatore, divenuto materia. Un romanzo che va ben oltre l’atmosfera misteriosa in cui si muovono i propri personaggi e che ci parla di un drammaticamente perduto legame tra uomo e Dio.