Giacomo Salvarelli, alle soglie della morte, ripercorre la sua vita d’artista, a cavallo tra Cinque e Seicento.
Pittore stimato per la sua fantasia e originalità, in un mondo complesso e tormentato dalla devastazione della peste, dai fermenti di Riforma e Controriforma, dalle ottusità dell’Inquisizione contro presunte streghe ed eretici come Giordano Bruno, Salvarelli è persuaso che si debba ricercare la verità e la dignità dell’uomo, e rivendica, in quell’epoca di superstizioni, anche dinanzi ai suoi committenti, il diritto alla propria libertà espressiva, confrontandosi con pittori noti e meno noti, realizzando che, proprio attraverso l’arte, l’uomo arriva a comprendere se stesso e a conquistare la propria libertà, a sperimentare le emozioni che ci rendono vivi, a contemplare la bellezza, ma anche ad accettare la propria finitezza e fragilità.
Pittore stimato per la sua fantasia e originalità, in un mondo complesso e tormentato dalla devastazione della peste, dai fermenti di Riforma e Controriforma, dalle ottusità dell’Inquisizione contro presunte streghe ed eretici come Giordano Bruno, Salvarelli è persuaso che si debba ricercare la verità e la dignità dell’uomo, e rivendica, in quell’epoca di superstizioni, anche dinanzi ai suoi committenti, il diritto alla propria libertà espressiva, confrontandosi con pittori noti e meno noti, realizzando che, proprio attraverso l’arte, l’uomo arriva a comprendere se stesso e a conquistare la propria libertà, a sperimentare le emozioni che ci rendono vivi, a contemplare la bellezza, ma anche ad accettare la propria finitezza e fragilità.