Un prete ortodosso e un poliziotto viaggiano nello scompartimento di un treno e vedono dal finestrino la tenuta del conte
Tolstoj. Il poliziotto sta dando la caccia al proprietario di quella tenuta e sa che il prete seduto davanti a lui è proprio il
conte T. travestito. Questi, maestro di arti marziali, scoperto, reagisce e scappa buttandosi nel fiume. Per salvarsi sale su
una barca, dove incontra una principessa e parla per la prima volta con un essere che gli appare come un’ombra e che
comincia a instillargli strani dubbi sulla sua identità e sul fatto che lui non ricorda niente. Il mattino seguente T. scopre
che la principessa e tutto l’equipaggio della nave sono stati assassinati dal poliziotto e dai suoi uomini. Scappa dalla barca
e incontra ancora quell’essere strambo che si chiama Ariel che gli confessa di essere il suo creatore, e che in realtà T. non
è altro che un personaggio di un suo romanzo. T. è combattuto, non sa se credergli perché lui sente di esistere e prosegue
il suo viaggio verso la sua meta, il monastero di Optina. Ma perché deve andarci? Anche a questo sa rispondere Ariel: in
realtà T. deve rappresentare Tolstoj nel suo ultimo viaggio verso quel monastero dove, ormai scomunicato, ritornerà fra le
braccia della Chiesa, cosa che in vita all’autore non è riuscito di fare. Serve per ingraziarsi la Chiesa e spillare loro un po’
di soldi. Non ancora convinto, T. prosegue il suo viaggio, costellato di vari episodi. Poi la notizia: l’equipe non proseguirà
più a scrivere il romanzo, la casa editrice è fallita, ogni autore si dedicherà ad altri progetti. Ariel, per esempio, collaborerà
alla realizzazione di uno “sparatutto”, un videogioco ambientato nella San Pietroburgo di Dostoevskij, dove Dostoevskij
stesso spara a zombie e ne estrae l’anima. Nella trama si infila anche T., che gli diventa amico. Dostoevskij aiuta T. ad
Optina. Dopo l’ennesimo scontro a fuoco, T. si risveglia nei panni di Tolstoj. Victor Pelevin porta la grande tradizione letteraria russa dal polveroso pantheon classico in un luminoso presente.
Tolstoj. Il poliziotto sta dando la caccia al proprietario di quella tenuta e sa che il prete seduto davanti a lui è proprio il
conte T. travestito. Questi, maestro di arti marziali, scoperto, reagisce e scappa buttandosi nel fiume. Per salvarsi sale su
una barca, dove incontra una principessa e parla per la prima volta con un essere che gli appare come un’ombra e che
comincia a instillargli strani dubbi sulla sua identità e sul fatto che lui non ricorda niente. Il mattino seguente T. scopre
che la principessa e tutto l’equipaggio della nave sono stati assassinati dal poliziotto e dai suoi uomini. Scappa dalla barca
e incontra ancora quell’essere strambo che si chiama Ariel che gli confessa di essere il suo creatore, e che in realtà T. non
è altro che un personaggio di un suo romanzo. T. è combattuto, non sa se credergli perché lui sente di esistere e prosegue
il suo viaggio verso la sua meta, il monastero di Optina. Ma perché deve andarci? Anche a questo sa rispondere Ariel: in
realtà T. deve rappresentare Tolstoj nel suo ultimo viaggio verso quel monastero dove, ormai scomunicato, ritornerà fra le
braccia della Chiesa, cosa che in vita all’autore non è riuscito di fare. Serve per ingraziarsi la Chiesa e spillare loro un po’
di soldi. Non ancora convinto, T. prosegue il suo viaggio, costellato di vari episodi. Poi la notizia: l’equipe non proseguirà
più a scrivere il romanzo, la casa editrice è fallita, ogni autore si dedicherà ad altri progetti. Ariel, per esempio, collaborerà
alla realizzazione di uno “sparatutto”, un videogioco ambientato nella San Pietroburgo di Dostoevskij, dove Dostoevskij
stesso spara a zombie e ne estrae l’anima. Nella trama si infila anche T., che gli diventa amico. Dostoevskij aiuta T. ad
Optina. Dopo l’ennesimo scontro a fuoco, T. si risveglia nei panni di Tolstoj. Victor Pelevin porta la grande tradizione letteraria russa dal polveroso pantheon classico in un luminoso presente.