“Alessandro Magno fu certamente uno degli uomini più ambiziosi che siano mai esistiti. Egli si lamentava che non avrebbe trovato un Omero che cantasse le sue gesta”; così scriveva Freud a proposito dell’illustre condottiero macedone. In realtà molti sono stati i cantori delle sue imprese, che hanno sempre cercato di metterne in luce vizi e virtù. Tra questi si colloca Ioannis Tsiouras che mostra la sua affezione nei confronti di quello che per lui è un conterraneo, ma soprattutto un eroe. Il suo racconto, onirico e coinvolgente, sospeso tra racconto e biografia, tratteggia con grazia e levità la figura di Alessandro, facendone emergere la forza e approfondendone, grazie a citazioni e rimandi, la complessa personalità. È un omaggio di vibrante intensità, in cui si riflette anche su temi come quello del desiderio dell’immortalità, da intendersi come la sopravvivenza del ricordo: “L’immortalità si conquista con la conoscenza e la sapienza, producendo cose degne di essere ricordate, che sopravvivano alle nostre spoglie mortali” scrive l’autore, che scolpisce l’immagine di Alessandro nella memoria collettiva “finché il Sole/risplenderà su le sciagure umane”, come ha scritto Ugo Foscolo.