Questi libri mi sono pervenuti da una eredità.
Anzi l'inventario dice:
«V° nella legnaia: Un cassone di abete, pieno di vecchia cartaccia e libri, L. 8».
Dunque i libri erano in un cassone di abete, nella legnaia, e il loro valore fu stimato in lire otto nell'inventario.
Povera zia, che la luce del Signore mai per te non si spenga; ma tutta la sua eredità valeva poco di più!
Sul cassone dei libri v'era un'olla olearia ma vuota di olio; v'era il «prete» con cui, la povera zia si scaldava il letto nel tempo felice in cui era in vita la buon'anima di suo marito. Dopo credo che abbia smesso; un po' per economia, un po' perchè per lei così grama, bastava lo scaldino, oramai.
Oltre al «prete», vi era sul cassone enorme un mortaio di marmo, dentro il quale due affezionate galline facevano l'uovo per il caffè della povera zia, e per il fioretto col brodo.
Esisteva anche un gatto di nome Tombolino, che mi parve come il custode del cassone.
Esistevano anche, nell'orto, due peri, che facevano le grosse pere; ma la povera zia le vedeva soltanto e non poteva dire se erano buone, perchè i vicini non aspettavano che fossero mature per rubarle.
La natura era buona con la povera zia; e così il gatto e le galline: ma gli uomini, no. Ella si consolava andando in chiesa a pregare per tutti.
«Quest'autunno – mi diceva la zia con la sua piccola voce – quando verrai quassù, tu rimani un giorno o due, e vedi, se fra quei libri c'è qualche cosa che vada bene per te».
«Ma te li metterò tutti in ordine, cara zia, i tuoi libri».
«No – rispose ella, – non mi fare questa confusione. E poi dove metterli? Una volta c'erano le sue scansie, ma adesso non c'è più niente».
Anzi l'inventario dice:
«V° nella legnaia: Un cassone di abete, pieno di vecchia cartaccia e libri, L. 8».
Dunque i libri erano in un cassone di abete, nella legnaia, e il loro valore fu stimato in lire otto nell'inventario.
Povera zia, che la luce del Signore mai per te non si spenga; ma tutta la sua eredità valeva poco di più!
Sul cassone dei libri v'era un'olla olearia ma vuota di olio; v'era il «prete» con cui, la povera zia si scaldava il letto nel tempo felice in cui era in vita la buon'anima di suo marito. Dopo credo che abbia smesso; un po' per economia, un po' perchè per lei così grama, bastava lo scaldino, oramai.
Oltre al «prete», vi era sul cassone enorme un mortaio di marmo, dentro il quale due affezionate galline facevano l'uovo per il caffè della povera zia, e per il fioretto col brodo.
Esisteva anche un gatto di nome Tombolino, che mi parve come il custode del cassone.
Esistevano anche, nell'orto, due peri, che facevano le grosse pere; ma la povera zia le vedeva soltanto e non poteva dire se erano buone, perchè i vicini non aspettavano che fossero mature per rubarle.
La natura era buona con la povera zia; e così il gatto e le galline: ma gli uomini, no. Ella si consolava andando in chiesa a pregare per tutti.
«Quest'autunno – mi diceva la zia con la sua piccola voce – quando verrai quassù, tu rimani un giorno o due, e vedi, se fra quei libri c'è qualche cosa che vada bene per te».
«Ma te li metterò tutti in ordine, cara zia, i tuoi libri».
«No – rispose ella, – non mi fare questa confusione. E poi dove metterli? Una volta c'erano le sue scansie, ma adesso non c'è più niente».
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