"Il diritto alla pigrizia" è un pamphlet ironico e polemico su quella che l’autore definisce «l’assurda mania per il lavoro» che ha colpito uomini e donne della società moderna.
Con sottile sarcasmo Lafargue da vita a una geniale analisi ante-litteram sulle conseguenze di uno stile di vita caratterizzato dai ritmi artificiali e ossessivi della produzione, che obbliga alcune classi sociali a produrre immani quantità di merci per mantenere categorie improduttive (politici e militari), e per avere qualcuno «a cui vendere quella “robaccia”». Ma l’autore rassicura: «Una risata li seppellirà».
Riaffermando il “diritto all’ozio” Lafargue ribadisce la necessità – al fine di salvaguardare la stessa salute umana – di tornare a vivere in maniera più consona ai ritmi umani che non a quelli scanditi dal lavoro. Il volume comprende anche alcune delle preghiere raccolte in "La Religione del capitale", continuazione e coronamento de Il diritto alla pigrizia e sancisce la centralità dell’uomo e della sua qualità di vita, più che del lavoro e dei processi produttivi.
Con sottile sarcasmo Lafargue da vita a una geniale analisi ante-litteram sulle conseguenze di uno stile di vita caratterizzato dai ritmi artificiali e ossessivi della produzione, che obbliga alcune classi sociali a produrre immani quantità di merci per mantenere categorie improduttive (politici e militari), e per avere qualcuno «a cui vendere quella “robaccia”». Ma l’autore rassicura: «Una risata li seppellirà».
Riaffermando il “diritto all’ozio” Lafargue ribadisce la necessità – al fine di salvaguardare la stessa salute umana – di tornare a vivere in maniera più consona ai ritmi umani che non a quelli scanditi dal lavoro. Il volume comprende anche alcune delle preghiere raccolte in "La Religione del capitale", continuazione e coronamento de Il diritto alla pigrizia e sancisce la centralità dell’uomo e della sua qualità di vita, più che del lavoro e dei processi produttivi.