Il Freud psicoanalista della civiltà dà vita a un’analisi pessimistica, dura e spietata: la promessa di felicità, il miraggio su cui la società moderna poggia la propria superiorità e perfezione è destinata a rimanere nient’altro che una promessa. Anzi, è proprio lo sviluppo della civiltà, con le sue norme, divieti e permessi, a comprimere l’individuo negando quella felicità a cui ognuno aspira. Arte, religione e scienza si rivelano enormi monoliti istituiti dalla civiltà per arginare le forze primordiali e le pulsioni che agitano l’uomo. In una società dove l’uomo è in apparenza pienamente libero di autodeterminarsi, dove sesso e ostentazione di forza imperversano incontrastati, quest’opera potrebbe apparire ingenua o inattuale. Ma la nostra civiltà ha preso un’altra e più sofisticata direzione: la civiltà odierna, uguale a quella di un secolo fa, è impegnata a fornirci strumenti per rendere più tollerabile il compromesso con la nostra dimensione perennemente svuotata e inappagata. Ed è in tal senso che è possibile scorgere la raffinata attualità di quest’opera: nella misura in cui l’esasperazione dei consumi, del sesso, l’idolatria di tecnica e denaro appaiono oggi come i moderni surrogati che la nostra civiltà mette a disposizione. Nient’altro che un enorme sedativo per “anestetizzare” l’infelicità umana.Prefazione di Ettore Bargellini