È la storia tormentata di un uomo che, a un certo punto della sua giovinezza, fugge dal paese, dove la sua anomalia sessuale è stata accidentalmente scoperta nel corso della gara degli sticchiaruli (corsa di ragazzi nudi) e dove la sua natura di diverso gli impedisce di vivere una vita normale. Imbarcatosi clandestino su un piroscafo diretto in Brasile, arriva a Ilhéus, dove fa il tagliatore di canna da zucchero. Dopo vicissitudini varie, diventa ragazzo di bottega nella farmacia all’aperto del dottor Ruggiero Pace, don Rogerio per i clienti che la frequentano. Alla morte del farmacista, l’ex tagliatore è la reincarnazione perfetta del titolare e per i clienti continuerà a essere solo e semplicemente don Rogerio. Tuttavia, a causa della sua diversità anche là venuta alla luce, improvvisamente conosce un amaro degradante destino, che trascina la sua vita ai margini di una discarica nello stato di Bahia, dove per caso lo incontra Campoleone, un pittore che è approdato oltreoceano spinto da un’ossessione giovanile a partire dall’Italia meridionale per studiare e ritrarre i policromi uccelli degli ambienti umidi del Pantanal e con l’ambizione di emulare i pittori fiamminghi approdati in Brasile, nel periodo coloniale, al seguito delle spedizioni olandesi. La curiosità di Campoleone fa venire a galla il passato rimosso del protagonista, ma la storia cruda dell’esistenza dello strano personaggio, a causa di un’oscura empatia, finisce per sconvolgere la vita, i propositi e la cifra artistica dello stesso pittore che l’ha riesumata. In alcuni punti di forte carica erotica, pur non essendo assolutamente un romanzo di genere, la narrazione si configura come un’inquietante metafora della vita che, consumando la sua rotta ellittica, raggiuntone il punto culminante, finisce per regredire alle sue radici con in più un irrimediabile senso di amara sconfitta.