Il giovane agente dell’FBI John Matthews arriva alla prigione per assistere all’esecuzione di James Perlier, un serial killer accusato di aver torturato e ucciso sette donne; ad accoglierlo trova l’anziano direttore del carcere.“Benvenuto agente, la accompagnerò personalmente alla cella del condannato a morte.”“Grazie direttore; che mi dice del suo comportamento qui in questi due anni?”“Beh, è stato esemplare, mai uno scatto di rabbia, mai un battibecco con qualcuno, però non ha mai mostrato alcun segno di pentimento.”“Non avevo dubbi su questo, lo conosco bene.”“E’ stato lei a catturarlo, vero?”“Già, ma a caro prezzo: ha ucciso il mio collega ed io sono stato ferito gravemente. All’apparenza era un uomo rispettabile, un ginecologo che lavorava in ospedale e teneva lezioni all’Università; siamo stati colti di sorpresa, devo ammetterlo purtroppo.”“Si è rifiutato di incontrare un sacerdote.”“Non è il tipo che si confessa per scaricarsi la coscienza, anzi, a dirla tutta, lui non ha coscienza: è il male personificato.”“Però, ha chiesto espressamente di parlare con lei, agente Matthews. Magari ci sono altre vittime di cui non siete a conoscenza e prima di morire vuole... ”“No, lo escludo. E comunque non verrebbe certo a dirlo a me. Deve avere qualcosa in mente, e non è certamente niente di buono.”Nella sua cella il detenuto sta consumando l’ultimo pasto. “Agente, che gioia vederla completamente ristabilito. Vedo che ha di nuovo i suoi bei riccioli castani.”“Grazie. Invece per me la gioia più grande sarà quella di vederla finalmente morto!”“Credevo che l’avesse capito ormai: il male non si può uccidere, sopravvive sempre… una parte di me continuerà a vivere e a portare avanti la mia opera; ci vorrà del tempo, forse anni, ma il seme che ho piantato un giorno germinerà. Volevo che lo sapesse, perché sentirà ancora parlare di me.”