“Temere l’amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti.” Così scrive Bertrand Russell in Matrimonio e morale, una lettura nella quale non si era imbattuto il professor Antonio Vasile, che, a diciannove anni, subito dopo l’esame di maturità conosce la donna della sua vita, che lascerà però senza un vero perché. Ormai quarantacinquenne, in una Padova sospesa tra vizi privati e pubbliche velleità postmoderne, Vasile si trascina in una vita agra, da sottosuolo, pericolosamente pencolante sull’orlo dell’abisso esistenziale, circondato da fantasmi ossessivi, accanto ad una moglie che non ama, ad un figlio per buona parte estraneo, preda dell’alcol, della cannabis e di un disamore conclamato per il suo lavoro di insegnante. Da dove la salvezza, prima del tracollo? Sarà una donna - anzi una studentessa - a dargli la prima scossa e a fornirgli inconsapevolmente la chiave per riscoprire se stesso e quel vulnus all’origine del male che si porta dentro.