Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, il Principe Junio Valerio Borghese - con l’appoggio di servizi segreti, massoneria, mafia, ‘ndrangheta - alla guida di un numero imprecisato di uomini armati è pronto ad attuare il colpo di Stato.
I congiurati hanno preso posizione nei punti prestabiliti della capitale quando, poco dopo mezzanotte, arriva il contrordine. Il colpo di Stato è rinviato, l’ordine è di rientrare. I golpisti confusi cercano spiegazioni, ma Borghese non parla.
Ma cosa è successo davvero quella notte? Chi e perché ha dato il contrordine?
In questa consulenza del prof. Aldo Giannuli l’analisi di alcuni documenti, tra cui una lettera-testamento a firma di Junio Valerio Borghese, in cui si parla di quanto successo quella notte:
"Carissimi,
sono letteralmente assillato affinché ponga fine al silenzio auto impostomi sin dall'inizio del, tutt'altro che dorato, esilio...
Sono ormai stanco, sofferente e deluso, oltremodo deluso, roso dall'amarezza anche perché intuisco che la fine è vicina, naturale o no, comunque non “in fondo al mare”...
Se da sempre, anche con Voi, si pensava a come liberare veramente l’Italia, da sempre era chimerico. Ma l’occasione ebbe a presentarsi allorché la ventennale amicizia con Angleton si trasformò in vera fraternità e mi venne offerta, in concomitanza alla sua nomina a Capo dei Servizi Americani per l’area mediterranea. Fu sua cura favorire alcuni incontri con responsabili del Dipartimento di Stato Americano e delle Forze Nato.
Tutti concordavano nella improrogabilità del blocco della penetrazione comunista e di una certa frangia di quella socialista, oltre ad una moralizzazione di certi costumi di vita politica, soprattutto dei saragattiani e di certi esponenti cattolici. Tutto il loro appoggio veniva offerto...
La fissazione è per la notte dal 7 all’8 dicembre, le previsioni del tempo indicano al brutto, tutti sono d’accordo.
J.V. Borghese.
I congiurati hanno preso posizione nei punti prestabiliti della capitale quando, poco dopo mezzanotte, arriva il contrordine. Il colpo di Stato è rinviato, l’ordine è di rientrare. I golpisti confusi cercano spiegazioni, ma Borghese non parla.
Ma cosa è successo davvero quella notte? Chi e perché ha dato il contrordine?
In questa consulenza del prof. Aldo Giannuli l’analisi di alcuni documenti, tra cui una lettera-testamento a firma di Junio Valerio Borghese, in cui si parla di quanto successo quella notte:
"Carissimi,
sono letteralmente assillato affinché ponga fine al silenzio auto impostomi sin dall'inizio del, tutt'altro che dorato, esilio...
Sono ormai stanco, sofferente e deluso, oltremodo deluso, roso dall'amarezza anche perché intuisco che la fine è vicina, naturale o no, comunque non “in fondo al mare”...
Se da sempre, anche con Voi, si pensava a come liberare veramente l’Italia, da sempre era chimerico. Ma l’occasione ebbe a presentarsi allorché la ventennale amicizia con Angleton si trasformò in vera fraternità e mi venne offerta, in concomitanza alla sua nomina a Capo dei Servizi Americani per l’area mediterranea. Fu sua cura favorire alcuni incontri con responsabili del Dipartimento di Stato Americano e delle Forze Nato.
Tutti concordavano nella improrogabilità del blocco della penetrazione comunista e di una certa frangia di quella socialista, oltre ad una moralizzazione di certi costumi di vita politica, soprattutto dei saragattiani e di certi esponenti cattolici. Tutto il loro appoggio veniva offerto...
La fissazione è per la notte dal 7 all’8 dicembre, le previsioni del tempo indicano al brutto, tutti sono d’accordo.
J.V. Borghese.