Se vuoi vedere il video del cammino, guardalo su Youtube: https://youtu.be/rTQkLJW-CNk
Ricominciare. Ne avverti il peso schiacciante. Dopo quanto è successo ti chiedi se abbia senso, se significhi ancora qualcosa.
Ricominciare. Non con lo slancio di un'affermazione, dunque, ma con l'incertezza di una domanda. Col ricciolo contorto del dubbio che ti mette sull'ottovolante, ti regala un giro mozzafiato per poi schiaffarti inesorabilmente a terra, il naso a un palmo dal suolo, gli occhi che si intasano di polvere.
Passata l'onda di piena ti sei rimesso in moto. Lento, con i tuoi tempi. All'inizio senza una direzione precisa, un po' di qua e un po' di là, avanzando e indietreggiando, scartando anche, purché le giunture si scuotessero, le gambe ritrovassero l'agilità dell'andatura sostenuta, gli occhi la smettessero di girare a vuoto.
Ti manca. Tanto che non sapresti dire. Ti manca tutto di lui. Il sorriso, l'allegria, la complicità, l'affetto. Forse, più di ogni altra cosa ti manca il coraggio. Il suo coraggio. La voglia di… ricominciare.
Ancora quest’infinito assurdo, questa forma verbale senza tempo. Non è passato, né presente, né futuro, anche se guardi verso l'orizzonte quando lo prendi in considerazione.
L'orizzonte. Il tuo è fatto di spazi amplissimi, di picchi che si rincorrono sotto il lenzuolo turchino del cielo, di bivacchi all'addiaccio e notti stellate. Lo vuoi, lo rivuoi, lo desideri ardentemente. È un fuoco che ti brucia dentro.
Butti lì un pensiero, eccolo. Butti lì le notti insonni, le veglie al capezzale, le ferite che porti impresse nell'anima, i baci regalati e ricevuti, il calore della sua mano a contatto con la tua. Allontani la penna dal foglio, chiudi la pagina, rimetti il taccuino nella cassetta di metallo. Ai piedi della croce.
Sai dov'è. Sai dove l'hai lasciato. Ci tornerai, lo prometti a te stesso. Dai l'ultimo saluto al merletto di cime che ti si squaderna davanti. Bianche così, spolverate di zucchero a velo, paiono davvero un ricamo. Controlli lo zaino, raccogli i bastoncini, infili la fotocamera in tasca. È ora di scendere, di rientrare. Ora di ricominciare.
Ho percorso, in bicicletta, il tracciato indicato per i viandanti. 800 km complessivi, sedici giorni da Roma a Santa Maria de Finibus Terrae, a tappe variabili dai 30 agli 80 km. E ne sono rimasto affascinato. Ritengo che la Francigena del Sud come bellezza, come ampiezza di panorami offra molto di più del cammino di Santiago. Un sogno ad occhi aperti, un miracolo che si rinnova tappa dopo tappa.
Il diario è il racconto del pellegrinaggio fatto a papà. E' una storia delicata come un battito d'ali di farfalla, ma anche aspra, impegnativa come l'attraversamento dell'Appennino. A te, se lo vorrai, lascio il piacere di gustarla.
La narrazione è arricchita da una trentina di foto.
Buona lettura e buon cammino. Ultreia!
Ricominciare. Ne avverti il peso schiacciante. Dopo quanto è successo ti chiedi se abbia senso, se significhi ancora qualcosa.
Ricominciare. Non con lo slancio di un'affermazione, dunque, ma con l'incertezza di una domanda. Col ricciolo contorto del dubbio che ti mette sull'ottovolante, ti regala un giro mozzafiato per poi schiaffarti inesorabilmente a terra, il naso a un palmo dal suolo, gli occhi che si intasano di polvere.
Passata l'onda di piena ti sei rimesso in moto. Lento, con i tuoi tempi. All'inizio senza una direzione precisa, un po' di qua e un po' di là, avanzando e indietreggiando, scartando anche, purché le giunture si scuotessero, le gambe ritrovassero l'agilità dell'andatura sostenuta, gli occhi la smettessero di girare a vuoto.
Ti manca. Tanto che non sapresti dire. Ti manca tutto di lui. Il sorriso, l'allegria, la complicità, l'affetto. Forse, più di ogni altra cosa ti manca il coraggio. Il suo coraggio. La voglia di… ricominciare.
Ancora quest’infinito assurdo, questa forma verbale senza tempo. Non è passato, né presente, né futuro, anche se guardi verso l'orizzonte quando lo prendi in considerazione.
L'orizzonte. Il tuo è fatto di spazi amplissimi, di picchi che si rincorrono sotto il lenzuolo turchino del cielo, di bivacchi all'addiaccio e notti stellate. Lo vuoi, lo rivuoi, lo desideri ardentemente. È un fuoco che ti brucia dentro.
Butti lì un pensiero, eccolo. Butti lì le notti insonni, le veglie al capezzale, le ferite che porti impresse nell'anima, i baci regalati e ricevuti, il calore della sua mano a contatto con la tua. Allontani la penna dal foglio, chiudi la pagina, rimetti il taccuino nella cassetta di metallo. Ai piedi della croce.
Sai dov'è. Sai dove l'hai lasciato. Ci tornerai, lo prometti a te stesso. Dai l'ultimo saluto al merletto di cime che ti si squaderna davanti. Bianche così, spolverate di zucchero a velo, paiono davvero un ricamo. Controlli lo zaino, raccogli i bastoncini, infili la fotocamera in tasca. È ora di scendere, di rientrare. Ora di ricominciare.
Ho percorso, in bicicletta, il tracciato indicato per i viandanti. 800 km complessivi, sedici giorni da Roma a Santa Maria de Finibus Terrae, a tappe variabili dai 30 agli 80 km. E ne sono rimasto affascinato. Ritengo che la Francigena del Sud come bellezza, come ampiezza di panorami offra molto di più del cammino di Santiago. Un sogno ad occhi aperti, un miracolo che si rinnova tappa dopo tappa.
Il diario è il racconto del pellegrinaggio fatto a papà. E' una storia delicata come un battito d'ali di farfalla, ma anche aspra, impegnativa come l'attraversamento dell'Appennino. A te, se lo vorrai, lascio il piacere di gustarla.
La narrazione è arricchita da una trentina di foto.
Buona lettura e buon cammino. Ultreia!