L’industria della moda opera con una totale mancanza di trasparenza: una tendenza che non può che peggiorare, con l’obiettivo di nascondere innumerevoli abusi sull’ambiente e nel mondo del lavoro. Incarna tuttigli effetti distruttivi dell’economia globale, e tutto questo con il solo scopo di farci continuare a comprare pensando sempre meno al costo reale delle cose.
Ne Il lato oscuro della moda, l’imprenditrice, ricercatrice e attivista Maxine Bédat segue la vita di un’icona americana – un paio di jeans – per rivelare cosa succede davvero per darci i nostri vestiti. Ci accompagna in Cina nelle fabbriche di tintura e tessitura, dove sostanze chimiche vietate in Occidente infangano i pavimenti e vengono fatte defluire in corsi d’acqua utilizzati per l’irrigazione dalle fattorie. Ci porta a visitare le linee di cucitura in Bangladesh e Sri Lanka, piene di donne che lavorano per un salario terribilmente basso. Ritorniamo in America, dove i nostri jeans vengono spediti da magazzinieri di Amazon che lavorano con la pressione costante di essere veloci quanto quei robot. Alla fine, ci fa vedere i jeans che abbiamo dovuto mandare in discarica o, se sono stati “donati”, che vengono venduti per pochi centesimi nei mercatini dell’usato o sepolti e bruciati in montagne di spazzatura.
Un tour-de-force inarrestabile, profondamente studiato e provocatorio, Il lato oscuro della moda non è solo la storia di un paio di pantaloni, ma anche la storia della nostra economia globale e del ruolo che noi rivestiamo in essa. Un racconto analitico, preciso e del tutto inedito, Il lato oscuro della moda ci sfida a far leva sul nostro rapporto con i nostri jeans – e con tutto ciò che indossiamo – per rivendicare il nostro ruolo centrale di cittadini e rimodellare la società in modo che tutte le persone possano prosperare e preservare il pianeta per le generazioni future.
Ne Il lato oscuro della moda, l’imprenditrice, ricercatrice e attivista Maxine Bédat segue la vita di un’icona americana – un paio di jeans – per rivelare cosa succede davvero per darci i nostri vestiti. Ci accompagna in Cina nelle fabbriche di tintura e tessitura, dove sostanze chimiche vietate in Occidente infangano i pavimenti e vengono fatte defluire in corsi d’acqua utilizzati per l’irrigazione dalle fattorie. Ci porta a visitare le linee di cucitura in Bangladesh e Sri Lanka, piene di donne che lavorano per un salario terribilmente basso. Ritorniamo in America, dove i nostri jeans vengono spediti da magazzinieri di Amazon che lavorano con la pressione costante di essere veloci quanto quei robot. Alla fine, ci fa vedere i jeans che abbiamo dovuto mandare in discarica o, se sono stati “donati”, che vengono venduti per pochi centesimi nei mercatini dell’usato o sepolti e bruciati in montagne di spazzatura.
Un tour-de-force inarrestabile, profondamente studiato e provocatorio, Il lato oscuro della moda non è solo la storia di un paio di pantaloni, ma anche la storia della nostra economia globale e del ruolo che noi rivestiamo in essa. Un racconto analitico, preciso e del tutto inedito, Il lato oscuro della moda ci sfida a far leva sul nostro rapporto con i nostri jeans – e con tutto ciò che indossiamo – per rivendicare il nostro ruolo centrale di cittadini e rimodellare la società in modo che tutte le persone possano prosperare e preservare il pianeta per le generazioni future.