Una sensibilità grande, forse eccessiva, ci spinge a rinchiuderci in noi stessi, ad avere paura degli altri, nemici a cui non mostrare il fianco scoperto. Trovare il coraggio di lasciarsi finalmente andare, di raccontarsi, significa fare un passo avanti verso una grande conquista: l’accettazione di sé. Può essere anche più facile farlo attraverso una metafora, impersonando un fiore. Margherita, la protagonista, è sola, fragile, eppure perseverante nel voler fare finalmente “pulizia” dei suoi pensieri, cessare di nascondersi, mettersi infine in gioco. Sono tante le creature che la circondano, da tutte c’è da imparare, come la Quercia, forte e solida, simbolo della forza di volontà, mentre altre sono soltanto forti, talvolta pungenti, come Pino, o in difficoltà, come Ciliegia, che non sempre sa cavarsela da sola. Ci sono presenze protettive e sicure come Melo, altre più inquietanti, come Riccio, o punti di riferimento, come Orsetto… e tanti altri. Il mare che non serve è il passato, spesso amaro, salato, che è meglio dimenticare. Per lasciarlo alle spalle, riconquistare se stessi e il proprio equilibrio, un mezzo importante è la scrittura, catartica, energizzante, liberatoria come questo piccolo racconto in prosa poetica.