Le dune color zafferano del deserto libico fanno da sfondo alla storia d’amore di Babette, raccontata in prima persona e con disperato ardore. Accanto alla donna c’è un’altra protagonista: la Libia, sulla quale si allunga l’ombra inquietante del Colonnello. Il privato s’intreccia e si confonde con la sfera pubblica, in un continuo e tagliente altalenarsi di paesaggi desertici e introspezione, frammenti del Corano e lettere d’amore, nello sviluppo di un racconto che non dimentica mai il fascino di un’antica cultura, contrapponendolo ai pregiudizi. La complessità del carattere del paese africano è rappresentata dall’autrice mediante una fitta documentazione che parte dalla dominazione romana e arriva ai nostri giorni. L’itinerario si snoda attraverso l’indagine dei sentimenti e delle confessioni di Babette che alla fine non saprà perdonare, segnata dalla lezione per cui “si coltiva lo zucchero e si raccoglie fiele”. Nella storia d’amore realmente vissuta tra un uomo senza scrupoli e una donna vittima dei suoi ricatti, si ripercorre il destino di una nazione e di un popolo.