In ambito umanistico l’innovazione comporta, con la definizione di inediti “alberi del sapere”, la drastica mutazione di criteri di giudizio estetico e morale. Come accade che d’un tratto rifiutiamo le nostre abituali prospettive di valutazione? Quali patti o alleanze tra discipline sembrano improvvisamente vincere l’arida routine dello specialismo accademico e congiurano a disegnare nuovi mondi? L’attuale discussione sul “pensiero divergente” e l’innovazione cognitiva costituisce forse la cornice di indagine più appropriata per sperimentare prospettive molteplici e inedite collaborazioni epistemiche. Nel "Il momento Eureka. Pensiero critico e creatività" storici dell’arte, storici della scienza, scienziati sociali e cognitivi incuranti delle barriere edificate dalle salde burocrazie settoriali sono invitati a prendere parte a un’ambiziosa conversazione sui rapporti tra cultura, etica e politica considerati da punti di vista di volta in volta determinati. Le ragioni che avevano portato a affermare l’esistenza di “due culture” sono oggi venute meno: questa una tesi tra le principali del libro. Acquista così particolare importanza l’esplorazione delle “zone di contatto” tra discipline umanistiche da un lato, scienze e tecnologia dall’altra. Si tratta oggi di articolare meglio le connessioni tra innovazione cognitiva e sociale e di riconoscere l’importanza delle emozioni – persino delle emozioni “negative”, se opportunamente elaborate – dal punto di vista di una teoria della scoperta (o del “momento Eureka”). La pluralità dei punti di vista richiamati e discussi nel modo più brillante dall’autore contribuisce polifonicamente a mettere meglio a fuoco la nostra comprensione del processo creativo nella molteplicità dei suoi aspetti. Con inusuale ampiezza di riferimenti storici e teorici e conoscenze storico-artistiche di prima mano, l’autore indaga la “creatività” al di là del solo requisito biologico o della prospettiva pedagogica, pure importantissimi. Considera il ruolo produttivo di istituzioni e comunità e giunge a delineare un modello composito dei processi esplorativi e scoperta – dunque di ciò che chiamiamo “innovazione”.