Intrigante e apparentemente facile, l’intervista può a volte essere generatrice di stress. In ogni caso è quello che pensava Caproni, che però era anche convinto che solo nel rapporto con il lettore la poesia potesse trovare il “suo reale valore” e la sua possibilità di esistenza. Per questo, piegandosi con garbo e ritrosia alle domande, accettò negli anni di guidare i suoi interlocutori nel mondo misterioso e inafferrabile dell’arte, là dove si producono idee e emozioni con la sola “musica delle parole”. Per aiutarci ad afferrarla, quella imprendibile musica, in questo libro struggente ed ironico, ci parla delle dimore vitali (Genova, Livorno), delle figure lariche, delle passioni giovanili, delle ferite immedicate (Olga, la guerra), del bisogno di scrivere, tradurre, conoscere, e della proustiana introiezione del passato sulla “carta velina della memoria”. Per oltre centoquaranta volte (tanti sono i pezzi ricostruiti e riuniti adesso per la prima volta grazie al prezioso e accurato lavoro di ricerca di Melissa Rota) le interviste restituiscono – come sottolinea Anna Dolfi nella bella introduzione – al di fuori di ogni retorica e gigantografia, le grain de la voix , le grain de la vie di un intellettuale ‘eretico’, libero nelle scelte e nella determinazione del proprio destino. Sì che una sottile malia ci guida nel seguire su queste pagine troppo a lungo dimenticate i segni di una vocazione, e il ‘tremore’ che, stroncando una carriera, lasciò gli scatti nervosi del violinista all’inconfondibile piglio dei versi a venire.
G. Caproni (1912-1990) è sicuramente tra i grandi autori del Novecento europeo. A latere di una ricca attività di narratore, traduttore, saggista, è alla poesia, tradotta ormai integralmente anche all’estero, e in Italia raccolta nel “Meridiano” dell’Opera in versi, che è legata l’importanza del suo nome.
A. Dolfi insegna Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze ed è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Tra i migliori studiosi di Leopardi e di narrativa e poesia del Novecento, ha pubblicato un libro su Caproni, la cosa perduta e la malinconia (Genova, San Marco dei Giustiniani, 2014).
M. Rota si è laureata in Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze e fa parte di un gruppo di ricerca diretto da Anna Dolfi che si occupa di edizione e catalogazione di testi contemporanei.
G. Caproni (1912-1990) è sicuramente tra i grandi autori del Novecento europeo. A latere di una ricca attività di narratore, traduttore, saggista, è alla poesia, tradotta ormai integralmente anche all’estero, e in Italia raccolta nel “Meridiano” dell’Opera in versi, che è legata l’importanza del suo nome.
A. Dolfi insegna Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze ed è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Tra i migliori studiosi di Leopardi e di narrativa e poesia del Novecento, ha pubblicato un libro su Caproni, la cosa perduta e la malinconia (Genova, San Marco dei Giustiniani, 2014).
M. Rota si è laureata in Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze e fa parte di un gruppo di ricerca diretto da Anna Dolfi che si occupa di edizione e catalogazione di testi contemporanei.