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Scientific Study from the year 2015 in the subject Literature - Comparative Literature, University of Chieti-Pescara (Dipartimento di studi medioevali e Moderni), language: Italian, abstract: Si può discutere, con qualche pretesa di semplicità, delle premesse di un paradigma di diversità nel campo letterario ottocentesco? La risposta non è facile, perché a tale desiderio si oppongono numerose difficoltà di tipo ideologico (la diversità intesa come valore vs. l'approccio perfezionistico, che rifiuta la diversità) e soprattutto pratico: bisogna infatti chiedersi che senso abbia parlare di…mehr

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Produktbeschreibung
Scientific Study from the year 2015 in the subject Literature - Comparative Literature, University of Chieti-Pescara (Dipartimento di studi medioevali e Moderni), language: Italian, abstract: Si può discutere, con qualche pretesa di semplicità, delle premesse di un paradigma di diversità nel campo letterario ottocentesco? La risposta non è facile, perché a tale desiderio si oppongono numerose difficoltà di tipo ideologico (la diversità intesa come valore vs. l'approccio perfezionistico, che rifiuta la diversità) e soprattutto pratico: bisogna infatti chiedersi che senso abbia parlare di diversità quando la chiostra dei personaggi è comunque costruita, nel racconto moderno, attraverso un tessuto di contrapposizioni bene/male. La diversità, in questo contesto, è rappresentata dalla deformità: e tuttavia, non una deformità qualsiasi, non una differenza che sia quasi invisibile all'occhio umano o una modificazione di tipo psicologico che renda mostruoso il comportamento di chi la possiede. Qualcuno ha detto che la ragione genera mostri, ma quale peggior mostro di chi la rifiuta o di chi si pone, verso di essa, con un atteggiamento di finta compassione (laddove per tale si intende anche una compassione tradotta a livello squisitamente politico)? Si è dunque deciso, in questa sede, di tentare un primo approccio alla problematica, attraverso una comparazione diacronica tra un numero limitato di elementi, che tenga conto di un duplice approccio cronotopico. Da un lato, il modello della diversità così come è rappresentato in un autore collaterale della letteratura italiana dell'Ottocento (Salgari); dall'altro, un solo ma robusto esempio tratto dalla memorialistica inglese all'inizio del secolo XX.

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Autorenporträt
Giorgio Pannunzio è dottore di ricerca in Lingua e Letteratura delle Regioni d'Italia. Ha pubblicato numerosi articoli e volumi sulla prosa dannunziana (nonché il volume "Il latino del Vate. Fonti e citazioni latine nel D'Annunzio narratore", 2015) e sulla novellistica del movimento verista, interessandosi anche della poesia satirica del primo Ottocento e di taluni autori dell'illuminismo abruzzese. Nel campo delle letterature straniere, talune riflessioni "extravagantes" lo hanno condotto a studiare i paradigmi semantici di Master e di Nicholas Guillen (questi e altri saggi sono stati poi raccolti nel libro "Nei meandri del testo", del 2013). Ha inoltre curato, tra le altre, l'edizione delle "Massime" di G. Mezzanotte (1997) e dei "Saggi di guerra" di Federico De Roberto (2014) ed è autore di due monografie, una sul drammaturgo Pietro Saraceni (2013) e l'altra sul poeta carducciano Antonio della Porta, nonché di un testo sulla letteratura siciliana "fin de siecle" ("Noterelle di letteratura siciliana", 2013). Ha pubblicato anche una collezione di studi filosofico-letterari e uno studio sul drammaturgo ottocentesco Filippo Barattani (2018). Vive a Lecce, dove insegna in un Liceo.