Le naturalisme français. Étude sur Gustave Flaubert (1880) di Ferdinand Brunetière rappresenta una delle prime riflessioni d’insieme sulla poetica flaubertiana, introducendo al tempo stesso considerazioni che sembrano annunciare la futura teoria sull’evoluzione dei generi letterari.
La doctrine évolutive et l’histoire de la littérature (1898), il secondo testo presentato in questo volume, s’interroga proprio sulla possibilità di applicare le teorie evoluzionistiche elaborate dalle scienze naturali allo studio dell’arte e della letteratura.
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«Voce tra le più influenti nel panorama culturale francese del secondo Ottocento, Ferdinand Brunetière (1849-1906) appartiene a una generazione intellettuale che – sia pure con modalità ed esiti anche molto diversi da caso a caso – risulta profondamente segnata dalla progressiva affermazione del pensiero scientifico-positivista.
Proprio l’esempio delle cosiddette scienze positive svolge una funzione determinante per il consolidamento degli studi letterari, disciplina dallo statuto tradizionalmente instabile e adesso intenzionata a legittimarsi attraverso l’adozione di una metodologia che si pretende impersonale e oggettiva.
Collaboratore e poi direttore della Revue des Deux Mondes, professore all ’École Normale Supérieure e accademico di Francia, Brunetière può a buon diritto essere considerato l’incarnazione più autorevole di quella che Thibaudet definisce appunto “critique professionnelle”: una critica, cioè, che si sviluppa principalmente in ambito universitario e che, in linea con lo spirito del tempo, intraprende un approccio di tipo sistematico alla letteratura.
Da qui, l’interesse per i rapporti tra le opere, l’importanza della ricostruzione storiografica, la predilezione per le classificazioni e le gerarchie. La volontà di ricondurre le manifestazioni artistiche a leggi sopraindividuali condurrà Brunetière a sviluppare la celeberrima teoria sull’evoluzione dei generi letterari, teoria cui il suo nome resta ancora oggi indissolubilmente legato.
Presto incrinatosi a causa di contraddizioni e ambiguità interne, un tale disegno testimonia tuttavia di un progetto dalle implicazioni culturali e politiche di più largo respiro: conferire un fondamento scientifico al giudizio estetico significa non solo legittimare il ruolo collettivo del critico contro ogni forma di dilettantismo ma anche aspirare a un modello socio-culturale basato sul ritorno al principio di autorità…»
Iacopo Leoni
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La doctrine évolutive et l’histoire de la littérature (1898), il secondo testo presentato in questo volume, s’interroga proprio sulla possibilità di applicare le teorie evoluzionistiche elaborate dalle scienze naturali allo studio dell’arte e della letteratura.
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«Voce tra le più influenti nel panorama culturale francese del secondo Ottocento, Ferdinand Brunetière (1849-1906) appartiene a una generazione intellettuale che – sia pure con modalità ed esiti anche molto diversi da caso a caso – risulta profondamente segnata dalla progressiva affermazione del pensiero scientifico-positivista.
Proprio l’esempio delle cosiddette scienze positive svolge una funzione determinante per il consolidamento degli studi letterari, disciplina dallo statuto tradizionalmente instabile e adesso intenzionata a legittimarsi attraverso l’adozione di una metodologia che si pretende impersonale e oggettiva.
Collaboratore e poi direttore della Revue des Deux Mondes, professore all ’École Normale Supérieure e accademico di Francia, Brunetière può a buon diritto essere considerato l’incarnazione più autorevole di quella che Thibaudet definisce appunto “critique professionnelle”: una critica, cioè, che si sviluppa principalmente in ambito universitario e che, in linea con lo spirito del tempo, intraprende un approccio di tipo sistematico alla letteratura.
Da qui, l’interesse per i rapporti tra le opere, l’importanza della ricostruzione storiografica, la predilezione per le classificazioni e le gerarchie. La volontà di ricondurre le manifestazioni artistiche a leggi sopraindividuali condurrà Brunetière a sviluppare la celeberrima teoria sull’evoluzione dei generi letterari, teoria cui il suo nome resta ancora oggi indissolubilmente legato.
Presto incrinatosi a causa di contraddizioni e ambiguità interne, un tale disegno testimonia tuttavia di un progetto dalle implicazioni culturali e politiche di più largo respiro: conferire un fondamento scientifico al giudizio estetico significa non solo legittimare il ruolo collettivo del critico contro ogni forma di dilettantismo ma anche aspirare a un modello socio-culturale basato sul ritorno al principio di autorità…»
Iacopo Leoni
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