È un romanzo storico, Il Paese che uccide le donne, un libro che, attraverso personaggi di fantasia, racconta col piglio del reportage il Messico contemporaneo. Un Paese in cui per quasi tutti è difficile vivere, ma per una donna ancora di più. Paul e Dana sono, così, i protagonisti di una storia corale che ha per sfondo l'intero Paese, il cui cancro storico si chiama droga e la cui realtà, nell'ultimo decennio - il più violento in assoluto - è ben spiegata dal numero di omicidi: oltre 215mila, pari a uno ogni 23 minuti. Un Paese "fantoccio" in mano ai narcotrafficanti, che vanno a braccetto con pezzi delle istituzioni. Un Paese dove con sessanta euro si può affittare un killer. Dove i femminicidi sono all'ordine del giorno. E dove i poliziotti proteggono i delinquenti e gli innocenti vengono torturati per confessare crimini mai commessi. "Una frase del libro di Carrisi spiega tanto del Messico di ieri e di oggi: chi si affida allo Stato per chiedere giustizia scopre presto che è quello stesso Stato a essere complice dei crimini che ha denunciato". (Riccardo Noury)
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