“Il fare un libro è men che niente se il libro fatto non rifà la gente” rimò il grande Giusti autore di poesie con le quali bacchettò satiricamente Principi pasticcioni e inetti, arrivisti, pacchioni, traditori, banderuole e agenti delatori della Toscana Granducale di quel tempo.Ebbene, questo libro, forse l’ultimo del suo autore 87enne ormai al tramonto, è stato scritto come sia possibile ancora oggi imbattersi in “figuri” impavidi annidati nella Pubblica Amministrazione a praticare a cielo aperto, e impunemente, il malaffare. Accadimenti incredibili: travisazione fraudolenta di atti pubblici per far apparire legali azioni illegali, rapine ai suoli demaniali e occupazioni violente arbitrarie di proprietà private per conseguirne illeciti profitti, cattedrali abbandonate nel deserto eseguite prima ancora di proclamare “ i lavori urgenti e indifferibili di pubblica utilità!” Sfiguramento del paesaggio, sacco incalcolabile all’erario e quindi danni anche alla società civile tassata ormai a morte, una Legge che archivia contro “ignoti” per rimandare la vittima a far valere le proprie ragioni in sedi civili. Mentre “quelli” più agguerriti a resistere, affondando le mani nelle tasche di pantalone fino a poterla fare franca. Può capitare in un territorio cancellato geograficamente come Regione e come classe.A questo punto l’autore fa suo l’apodittico del poeta spagnolo Antonio Machado “Si mente più del necessario per mancanza di fantasia; si inventa anche la verità!” E ricorda come sia vero quanto scritto da Lorenza Verrocchio: “Il potere corre sull’acqua e per conquistarlo si cerca di travisare la realtà!”Ecco il libro per rifar la gente.