“Solo, nella mia camera, alla luce di un povero lume, ripensai lungamente alla strana avventura di cui ero stato spettatore. Ero ancora pieno d’onta per quella voce che aveva detto: — Chi è costui? Che cosa vuole da me? — con tanto disprezzo; e della mia voce che aveva risposto: — Nulla… nessuno. Lo stesso rossore mi avvampava il viso, ed io vedevo lei, Daria, seduta, in quell’atteggiamento aggressivo; vedevo la curva sprezzante della sua bocca, sentivo la sferza dei suoi sguardi ardenti su me, mentre diceva: — Chi è costui? Che cosa vuole da me? Certamente l’avevo offesa; volendo consolarla, l’avevo umiliata. Ella mi odiava, ora, per la mia sciocca pietà, per quelle mortificanti parole che non avevo saputo trattenere.” Il protagonista, Paris, racconta la sua vita errata, invano anelante alla felicità e fallita per inesperienza. A questa confessione si accompagna la trama fantastica che ricorda molto Hoffman de “L'uomo della sabbia”, quindi una scrittura lenta, pulita, misurata, dotata di una intrinseca quiete, contrapposta in qualche modo al suo contenuto e che crea un’atmosfera intrisa di suggestione e di mistero che vi legherà alla pagina.