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La «vexata quaestio» del ponte sullo Stretto di Messina è tornata ancora una volta alla ribalta della cronaca italiana. È quasi una moda che si ripete periodicamente. Con intervalli all'incirca decennali. Lo scenario, sinora, è sempre lo stesso. Qualcuno, per lo più, della compagine governativa, rilancia l'idea. La stampa se ne fa cassa di risonanza. Intervengono altri politici, favorevoli o contrari alla costruzione del ponte. Vengono interpellati ingegneri e architetti di grido. Ognuno dice la sua. Ma, dopo un po', il dibattito, più o meno vivace, si affievolisce sino al silenzio più totale.…mehr

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Produktbeschreibung
La «vexata quaestio» del ponte sullo Stretto di Messina è tornata ancora una volta alla ribalta della cronaca italiana. È quasi una moda che si ripete periodicamente. Con intervalli all'incirca decennali. Lo scenario, sinora, è sempre lo stesso. Qualcuno, per lo più, della compagine governativa, rilancia l'idea. La stampa se ne fa cassa di risonanza. Intervengono altri politici, favorevoli o contrari alla costruzione del ponte. Vengono interpellati ingegneri e architetti di grido. Ognuno dice la sua. Ma, dopo un po', il dibattito, più o meno vivace, si affievolisce sino al silenzio più totale. Cala il sipario e il progetto rientra nel mondo dell'utopia. Se ne riparlerà, al massimo, fra un altro decennio. A occuparsi in questo libro della vicenda, tanto antica, quanto ripetitiva, è ora il moralista Angelo Consolo, attento studioso di Luigi Sturzo. Egli, fuori dal coro e non senza qualche punta di ironia, ricorda che proprio il grande statista siciliano, sin dal 1954, aveva affrontato, con la sua nota autorevolezza, lo spinoso problema e ne aveva anche indicato una concreta soluzione. Fonte principale del saggio di Consolo è una lettera dello stesso Sturzo al reverendo Felix A. Morlion, rettore allora dell'Università Internazionale di Studi Sociali (LUISS) di Roma e promotore di un "forum" sull'eventuale investimento privato italo-americano per la realizzazione della gigantesca opera. La lettera, pubblicata nel 2015 da Giovanni Palladino presso la casa editrice Rubbettino, rivela la chiara visione che il fondatore del Partito Popolare Italiano ha della Sicilia del secondo dopoguerra e dell'opportunità sociale ed economica di una cooperazione internazionale, specialmente con gli Stati Uniti d'America, per un rilancio dell'isola e per la stessa costruzione del ponte calabro-siculo. Certo, questo non fu il solo intervento di Sturzo a favore del ponte. Altre volte egli, anche parlando a braccio o in conversazioni private, dovette esprimere sull'argomento la sua opinione di siciliano e di esponente politico nazionale. Ma, come Consolo lascia bene intuire nel commento alla lettera, rimasta in oblio per 48 anni, ci troviamo di fronte a un documento che testimonia, qualora ce ne fosse bisogno, non solo con quale e quanto realistico ottimismo Sturzo fosse attratto dall'idea di un possibile, efficiente collegamento della Sicilia alla terraferma, ma anche come e quanto egli, a più ampio raggio, fosse attaccato alla sua terra auspicandone un progresso morale e sociale. Particolare merito del libro, oltre a quello di metterci a conoscenza di una pagina sturziana quasi inedita, consiste nel recuperare la memoria di un episodio del periodo più promettente per l'attuazione del ponte, coincidente con il 1968, allorquando sei progetti furono approvati dalla Regione Siciliana. Tra questi il pregiato lavoro di Giuseppe Fichera, sul quale Angelo Consolo, disponendo di interessanti carte, si sofferma nei dettagli e si dice convinto che se Sturzo - scomparso, purtroppo, nel 1959 - l'avesse potuto conoscere ne «avrebbe dato il plauso». Il nuovo originale tassello che viene fuori dalla costante e proficua ricerca di Consolo, portato a mettere in risalto aspetti e tematiche poco noti del sociologo calatino, continua ad arricchire il profilo di Luigi Sturzo, uomo di azione e di pensiero, confermando, a più di mezzo secolo dalla morte, la validità, l'attualità e l'attuabilità delle sue proposte. E, prima fra tutte, quella, ben ponderata e documentata, concernente la costruzione, sempre discussa e sempre rinviata, del ponte sullo Stretto di Messina. Eugenio Guccione Università degli Studi di Palermo

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