Tutta la lunga storia dell'esperienza religiosa europea, mediterranea e vicino-orientale, sin dalle epoche più remote, è stata caratterizzata dalla presenza e dalla diffusione di culti a carattere misterico, contraddistinti in genere da comuni ordinamenti e regole di base, consistenti nel fatto che l'insieme delle credenze o dei fondamenti del culto, dei miti fondativi, delle pratiche religiose, e la vera natura degli insegnamenti e del messaggio rivelatorio delle Divinità dovessero essere riservati, per differenti gradi, agli Iniziati, ovvero a coloro quindi che vi venivano ammessi e che entravano così in una particolare comunità di uomini nuovi. Iniziati che si distinguevano così dai profani, da coloro che non avevano avuto accesso ai Misteri (per scelta, per impedimento o per altre ragioni di carattere giuridico o sociale), e che come tali prestavano un solenne giuramento e avevano l'obbligo di tacere, di non rivelare o profanare il segreto, che doveva rimanere ineffabile. Fra tutte le religioni misteriche dell'antichità, quella Eleusina fu senza alcun dubbio la più longeva e popolare, diffondendosi ben oltre i confini del mondo greco e romano. Vi si iniziarono i più grandi filosofi, scrittori e scienziati (da Socrate a Platone, da Plotino a Proclo, da Virgilio a Cicerone) e imperatori come Ottaviano Augusto, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, Commodo, Gallieno e Giuliano. In sostanza, il primato e la superiorità dell'Eleusinità e dei suoi Misteri possono essere ben riassunti da un passo del De facie quae in orbe lunae apparet, il testo più criptico e iniziatico di Plutarco di Cheronea: «tutti gli uomini che egli conobbe, dedicandosi allo studio dei Testi Sacri e facendosi iniziare ai Misteri, nemmeno in un giorno si potrebbero elencare...».
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