Dopo le sue dimissioni da Direttore del Pronto Soccorso del Policlinico di Modena, Daniele Giovanardi ha deciso di raccontare la sua lunghissima esperienza di medico impegnato nel campo dell’emergenza-urgenza. Storie vere di medici e personale sanitario e del loro lavoro quotidiano “in trincea”. Racconti duri, amari, dolorosi ma anche ironici e a tratti divertenti, narrati sul filo della memoria con uno stile quasi da cronista. Ma è anche il racconto di una annosa storia di incomunicabilità con gli amministratori e la politica, di una battaglia intrapresa con passione per restituire al Pronto Soccorso la sua funzione salva vita. Come sottolinea il Prof. Girolamo Sirchia (già “Ministro della Salute”) nella sua lucida prefazione al volume: “Il problema dei Pronto Soccorso italiani è annoso ed è presto detto: essi sono spesso troppo affollati e talora l’eccessiva congestione comporta inconvenienti e danni ad alcuni pazienti. In tal caso, possono nascere uno scandalo mediatico (che spesso colpevolizza i medici) e un procedimento giudiziario per colpa: ricordiamoci che la Magistratura italiana finora è stata molto severa con i medici“. Il Prof. Sirchia denuncia anche “un atteggiamento ingiurioso verso il personale sanitario che le troppo numerose sigle sindacali non hanno mai saputo difendere bene. La dignità prima di tutto, poi lo stipendio. Questo dovrebbe essere il nostro credo, ma non è così: non abbiamo più né ruolo sociale né dignitoso stipendio. Tutto questo è sbagliato ed è una grave responsabilità di chi ha governato la sanità senza capirne i valori. Valori che Daniele Giovanardi dipinge con grande maestria in questo suo libro, che ci racconta di casi umani e clinici occorsi alla sua osservazione in tanti anni di vita passati al Pronto Soccorso di Modena”. Il Prof. Sirchia, conclude: “Spero che questo libro, i valori che illustra e gli scorci che ci offre, raggiungano almeno qualcuno di coloro che reggono la sanità italiana, per far loro capire che i bisogni dei malati e dei sanitari non stanno nei “modelli” proposti da questa o quella parte politica, né nelle cosiddette riforme tese a ridurre (malamente) la spesa, ma nella capacità di aggiungere valore alle cure, a chi le prescrive e a chi le riceve, riconoscendo e valorizzando il merito professionale, la disponibilità e i tratti umani”.