Piero Martinetti (1872-1943) è stato uno storico della Filosofia ed uno dei maggiori filosofi italiani del XX° secolo. Fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo - per scelta - sia alla tradizione cattolica che ai pesanti contrasti politici che viziarono il suo tempo. Promotore di una visione "gnostica" del Cristianesimo, scevra da implicazioni confessionali, pur partecipando al generale clima europeo di rinascita idealistica, egli non condivise la polemica contro la scienza positiva dei neohegeliani (filosofia e scienza non si distinguevano per lui in base all'oggetto, ma al metodo) e si indirizzò sempre più verso un idealismo "critico" affine a quello neokantiano, ma con una più netta accentuazione del motivo metafisico della trascendenza. Come ha ricordato Cesare Goretti, Piero Martinetti «Di sé soleva dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo». Il Regno dello Spirito, una delle riflessioni filosofiche più belle di sempre, considerata da Boris Yousef degna di un Plotino o di un Porfirio, inclusa nel 1926 nella raccolta Piero Martinetti. Saggi e discorsi edita a Torino da Paravia, costituisce il testo del discorso inaugurale dell'anno scolastico 1908-09 letto dal filosofo piemontese nell'Aula Magna dell'Accademia Scientifico-Letteraria il 9 Novembre 1908. «L'origine di ogni essere vivente è dovuta al trionfo d'una forma, d'un principio unificatore che costringe un gruppo di energie inferiori a cooperare ad un fine d'un ordine superiore: ed in questa forma già l'antica sapienza riconobbe qualche cosa di analogo allo spirito».
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