Le religione monoteiste tendono a far ritenere la divinità, sebbene indicata come "il Re del cielo e della Terra, il Signore di tutte le cose, visibili e invisibili" come l'entità che signoreggia la natura, la società umana ed il destino degli individui (la Provvidenza Divina), come un'entità infinitamente buona e, dunque, innocente rispetto a tutti i guai che affliggono: la natura, la società e la vita degli individui (concetto molto gradito a coloro che detengano il potere i quali si rispecchiano, volentieri, nella divinità - detentori i quali, sebbene vogliano farsi ritenere in grado di determinare il futuro della propria nazione, non gradiscono alcuna responsabilità, ove le cose non vadano per il meglio), mentre la responsabilità è lasciata, in toto, agli esseri umani (attraverso il "libero arbitrio": che sarebbe dato ad ogni individuo, dalla nascita), sebbene sotto l'azione tentatrice del "Demonio", il quale ultimo agirebbe su "licenza" della divinità. Tale concezione, non appare più accettata, né ritenuta accettabile, dalla quota prevalente degli esseri umani, sebbene siano, un po' tutti, inorgogliti dall'idea di essere "gli unici padroni del proprio destino", e corresponsabili del futuro dell'umanità e della propria nazione.
Fin dall'epoca dell'Umanesimo, del Rinascimento e più ancora dell'Illuminismo e del Positivismo, gli intellettuali hanno compreso che gli individui non possano, correttamente, essere considerati pienamente responsabili delle loro azioni, poiché esistono forze che ne condizionano pesantemente le decisioni, il comportamento ed il pensiero. Per tale ragione il sistema giudiziario moderno non si basa sulla punizione dei delitti ma, al massimo, sulla necessità di impedire altri delitti e sul tentativo di riabilitazione di coloro che abbiano compiuto: delitti o reati. Tale concezione resta nel subconscio di ogni individuo, il quale anche se si sente colpevole (e, dunque, è pervaso da rimorsi e da una quantità di rammarico e da rimpianti) delle proprie scelte sbagliate, tuttavia, dentro di sé è consapevole di non essere pienamente responsabile di ciò che è stata, ed è, la propria vita.
I contemporanei, pur convinti (a livello di una coscienza presuntuosa e fallace) di essere pienamente artefici del proprio futuro, se si trovassero di fronte ad un "supereroe" (per pura ipotesi fantascientifica) che prospetti loro la possibilità di diventare pienamente, ed autenticamente, responsabili di sé stessi e, pro-quota, della collettività a cui aderiscano, volontariamente, moltissimi se ne ritrarrebbero. Infatti, gli esseri umani contemporanei sono nella condizione di quei bambini che non riescano, ancora, a raggiungere la stazione eretta, avendo il terrore di abbandonare gli appigli stabili che consente la posizione del gatto, od a quattro zampe, preferendo continuare a "gattonare", piuttosto che rischiare di cadere, facendo un nuovo, ed ulteriore, progresso sulla via della civilizzazione, o dell'umanizzazione. Tuttavia, la piena umanizzazione non può che essere preferita dagli esseri umani pienamente consapevoli di sé stessi, allorché la scienza, e la tecnica sociale, consenta di avere una ragionevole sicurezza che, quella indicata, sia la strada giusta per il progresso umano e sociale.
Fin dall'epoca dell'Umanesimo, del Rinascimento e più ancora dell'Illuminismo e del Positivismo, gli intellettuali hanno compreso che gli individui non possano, correttamente, essere considerati pienamente responsabili delle loro azioni, poiché esistono forze che ne condizionano pesantemente le decisioni, il comportamento ed il pensiero. Per tale ragione il sistema giudiziario moderno non si basa sulla punizione dei delitti ma, al massimo, sulla necessità di impedire altri delitti e sul tentativo di riabilitazione di coloro che abbiano compiuto: delitti o reati. Tale concezione resta nel subconscio di ogni individuo, il quale anche se si sente colpevole (e, dunque, è pervaso da rimorsi e da una quantità di rammarico e da rimpianti) delle proprie scelte sbagliate, tuttavia, dentro di sé è consapevole di non essere pienamente responsabile di ciò che è stata, ed è, la propria vita.
I contemporanei, pur convinti (a livello di una coscienza presuntuosa e fallace) di essere pienamente artefici del proprio futuro, se si trovassero di fronte ad un "supereroe" (per pura ipotesi fantascientifica) che prospetti loro la possibilità di diventare pienamente, ed autenticamente, responsabili di sé stessi e, pro-quota, della collettività a cui aderiscano, volontariamente, moltissimi se ne ritrarrebbero. Infatti, gli esseri umani contemporanei sono nella condizione di quei bambini che non riescano, ancora, a raggiungere la stazione eretta, avendo il terrore di abbandonare gli appigli stabili che consente la posizione del gatto, od a quattro zampe, preferendo continuare a "gattonare", piuttosto che rischiare di cadere, facendo un nuovo, ed ulteriore, progresso sulla via della civilizzazione, o dell'umanizzazione. Tuttavia, la piena umanizzazione non può che essere preferita dagli esseri umani pienamente consapevoli di sé stessi, allorché la scienza, e la tecnica sociale, consenta di avere una ragionevole sicurezza che, quella indicata, sia la strada giusta per il progresso umano e sociale.
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