L’ente planetario del pianeta Terra ha solo due modi per affrontare il lungo sonno della coscienza: uno è quello di seguire l’evoluzione cieca e meccanica della natura, processo lentissimo, quasi senza speranza; il secondo è quello della scelta che lo inoltra in un consapevole “sentiero realizzativo”, da percorrere però fino in fondo.L’ente planetario, corpo-personaggio karmico (forma-entità) incarnato, appartenente a una famiglia, a una nazione, a una razza, a un popolo, è legato da invisibili fili karmici e questi il più delle volte frenano i migliori impulsi evolutivi che emergono dai suoi potenziali. Il modo più sicuro è intraprendere un vero e proprio “sentiero realizzativo” a cui dedicarsi.Nella Sadhana, la forma-entità, mette in moto le energie che regolano il risveglio e lo sviluppo della coscienza e della conoscenza sui vari livelli e gradi della manifestazione universale. Il Sadhaka viene a conoscere e a sperimentare invisibili energie, forze e poteri che gli svelano la presenza di una moltitudine di esseri spirituali non percepibili dagli ordinari sensi fisici, sensi che ricreano continuamente il mondo illusorio che lo circonda. Ogni particella subatomica contiene una particella di coscienza spirituale che spiega il grande gioco che si svolge al di là dello spazio e del tempo. Un autentico “sentiero realizzativo”, mescolando alchemicamente i sentimenti, le idee, le realizzazioni e le sconfitte, porta a raggiungere piani di coscienza sempre più elevati e più vasti. La divina essenza, che aspetta l’ente planetario divenuto Sadhaka, è incorporea, immateriale, invisibile, esistente da sempre e illimitata.