Il volume presenta i risultati della ricerca sul lavoro degli assistenti sociali, realizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche di Pisa nell’ambito del programma PRIN “Le professioni dello spazio pubblico oltre la crisi”. La ricerca prevedeva una Survey nazionale su un campione di circa 6000 soggetti iscritti agli albi professionali di Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio, Campania e due distinte indagini condotte in Toscana e Lazio attraverso interviste, focus group, storie di vita sulle rappresentazioni del ruolo professionale e delle sue trasformazioni.Il titolo della ricerca, Il Servizio come Professione, intende esprimere l’ambivalenza che attraversa il lavoro dell’assistente sociale tra la dimensione professionale (organizzativa, contrattuale, ‘tecnica’) e la motivazione esplicitamente ‘vocazionale’.Nelle politiche sociali si sono affermati criteri e pratiche d’impresa che hanno penalizzato la figura dell’assistente sociale, in termini di precarietà lavorativa, marginalità organizzativa e progettuale, carenza di strumenti di valutazione dei progetti in corso o realizzati e soprattutto in riferimento alla motivazione professionale centrale e persistente: il servizio.I tratti del servizio come professione (la relazione di aiuto, l’ascolto, la cura), la precarietà lavorativa, la sovrapposizione tra tempo di lavoro e tempo di vita, l’investimento nel lavoro di risorse emotive e la crescente subalternità del ruolo rappresentano in modo paradigmatico i caratteri della femminilizzazione del lavoro.La centralità della relazione con l’alterità ferita dai processi di impoverimento-emarginazione-esclusione costituisce un’opportunità per dar luogo a pratiche discrezionali non totalmente assoggettate alla macchina amministrativa e organizzativa dei servizi.