Il libro comincia con una visita a Pompei. Già durante il viaggio, in treno, l'autore rifletteva sul senso della vita, simile appunto a un viaggio, in quella linea di meditazione che gli è propria, ma è davanti alle rovine dell'antica città che la domanda su tale senso diventa drammatica e pressante. Gli affreschi della Villa dei Misteri, ispirati dall'unione nuziale di Dioniso e Arianna, portano a intuirne il senso iniziatico che, al pari di quello del mito di Eros e Psiche, è nella divinizzazione dell'anima umana, al di là di ogni dolore, per opera dell'amore. Il chiedersi come doveva essere la vita di Pompei si fonde, nell'autore, con la rievocazione di un'altra città romana, Florentia, che nacque quasi negli stessi anni in cui Pompei invece morì, per poi svilupparsi nella splendida Firenze che conosciamo. Prima però del suo Rinascimento, c'era stata una morte da cui, con esso, si rinacque: quella non di una sola e piccola città ma dell'intera civiltà classica. I pensieri sulla fine dell'impero romano e sul nostro tempo in cui essa sembra ripetersi ci portano a un'altra città, Mediolanum, che ne fu nell'ultimo secolo la capitale e in cui vissero Ambrogio e Agostino. Ne riviviamo la fede ma anche l'intimo dissidio per il suo conflitto con la grandezza di Roma. A fronte della città terrena, proviamo a condividere la speranza di una "città di Dio" che, per l'autore, prende però il senso di una vera e nuova "città dell'Uomo". I suoi progetti per la "rifondazione", in questa luce, di Firenze e di Milano e la proposta di un'ideale "Arca" le danno forma e soprattutto rivelano un contenuto e un orientamento. Esso è quello verso una nascita spirituale - quella del Testimone, il Sé in noi - vera e unica salvezza dalla catastrofe che incombe sul nostro mondo.