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Tra confessioni solitarie e intenzioni taciute si snoda la trama di una “coperta divina”, filata da un dio osservatore, sventrata continuamente dalle sensazioni umane. Queste ultime sono come “sibili” che sussurrano alle orecchie del poeta, in origine dolci ma sempre più incessanti fino a diventare una tortura. “ Il tormento dei sibili”, era così chiamato un metodo giudiziario di tortura utilizzato dal 15˚ al 18˚ secolo che costringeva l’imputato a stringere tra le dita delle mani giunte come nell’atto della preghiera, delle cannucce. Dentro la silloge non sono presenti analogie o rimandi…mehr

Produktbeschreibung
Tra confessioni solitarie e intenzioni taciute si snoda la trama di una “coperta divina”, filata da un dio osservatore, sventrata continuamente dalle sensazioni umane. Queste ultime sono come “sibili” che sussurrano alle orecchie del poeta, in origine dolci ma sempre più incessanti fino a diventare una tortura.
Il tormento dei sibili”, era così chiamato un metodo giudiziario di tortura utilizzato dal 15˚ al 18˚ secolo che costringeva l’imputato a stringere tra le dita delle mani giunte come nell’atto della preghiera, delle cannucce. Dentro la silloge non sono presenti analogie o rimandi all’applicazione del suddetto metodo ma vi sono elementi che conducono la mente a questa immagine astratta di un uomo che prega per allontanare demoni o sensazioni impure. I sibili dolorosi, come le cannucce tra le dita, porterebbero il poeta, uditore di vizi, a piegarsi alla sua condanna; una condanna ereditata dalla sua stessa virtù di abile cantastorie. Il suo status “vivo” è un sentire sul quale incombe costantemente il piacere ma la mano di una coscienza divina non può permettere un legame esclusivo tra l’uomo in quanto essere fatto di carne e dotato di sensi, e l’uomo in quanto figlio di un Dio superiore.
Questa “coperta” farà comodo quando nella convinzione di ibernare il cuore per non lasciarsi invadere da ciò che confonde o si insinua, all’uomo imbarazzato non resterà che coprirsi.