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Quattro racconti di giovinezza, carichi di spudorata poesia, ridenti e di colpo struggenti. Aveva vent'anni (quasi) Beppe Puntello, quando dalla Sicilia venne a fare l'assistente universitario al Policlinico di Modena, ossia il “lavavetri”, come gli dicevano spietatamente gli amici, per via del suo compito di “addetto al lavaggio della vetreria nel Reparto di Patologia Medica”. Vent'anni e un posto da “permanente” all'albergo Reale, quello dei piloti di Enzo Ferrari e del Circolo della Biella, ritrovo obbligato per tutta la “bella gente” di Modena e per i “masticatori della notte”, in testa a…mehr

Produktbeschreibung
Quattro racconti di giovinezza, carichi di spudorata poesia, ridenti e di colpo struggenti. Aveva vent'anni (quasi) Beppe Puntello, quando dalla Sicilia venne a fare l'assistente universitario al Policlinico di Modena, ossia il “lavavetri”, come gli dicevano spietatamente gli amici, per via del suo compito di “addetto al lavaggio della vetreria nel Reparto di Patologia Medica”. Vent'anni e un posto da “permanente” all'albergo Reale, quello dei piloti di Enzo Ferrari e del Circolo della Biella, ritrovo obbligato per tutta la “bella gente” di Modena e per i “masticatori della notte”, in testa a tutti Antonio Delfini. “Delfini chi?”, domanda a un certo punto un dottore. Delfini lo scrittore. Vent'anni e una ragazza, Maria (sono venticinque per lei, gli anni), da amare nelle notti di nebbia fitta, bianca come il latte, notti magiche in cui d'improvviso può spuntare, umile e tremula chimera, un'osteria dove si mangiano le rane fritte. “ Ma allora non me la sono sognata, quella Modena lì. Non l'ho solo immaginata a partire dai racconti di Mario Molinari, generoso e squinternato amico dell’ultimo Delfini, in un qualche pomeriggio d’estate quando -venendo da Milano - l’andavo a trovare nella sua casa di Albareto e lo trovavo che giocava a cotecchio sotto il pergolato assieme agli amici di sempre. La voce di Emilio Mattioli risuonava stentorea, i pittori Candi e Gerra erano più silenziosi e concentrati nel gioco. Ma nessuno, all’occorrenza, risparmiava le battute. E tutti sorseggiavano lambrusco. ... Ed ecco che quegli strambi personaggi, dissipatori e vitalisti, generosi e intemperanti, me li ritrovo tutti riuniti a far da coro greco in questo liberissimo, anche un po’ libertino romanzo di formazione scandito in quattro divaganti lasse narrative da Beppe Puntello, medico e scrittore siculo che ebbe il dubbio privilegio, o la straordinaria fortuna, di vivere da studente la Modena rombante e gaudente di quel periodo che va dalla metà alla fine degli anni Cinquanta”. (dalla prefazione di Roberto Barbolini).