L’avvocato Lucio Manacorda, io narrante di questo romanzo, è uscito di recente da una grave crisi esistenziale e professionale. Ora è riuscito a riprendere in mano la propria vita, ma sente di dover affrontare ancora un’impresa per uscire dalla sua personale prigione. L’occasione si presenta quando gli capita di trovare sul treno una vecchia copia del romanzo Lucien Leuwen di Stendhal, in tempi lontani appartenuto a Lorenzo Stefani, un ufficiale italiano perso nel caos dell’8 settembre 1943, deportato in Germania...
Scritto in uno stile che ricorda il miglior Graham Greene, il romanzo si inserisce in quel filone dei romanzi di avventura in cui quest’ultima non è fine a se stessa, bensì una riflessione profonda sull’inquietudine dell’uomo, eternamente costretto in una condizione di passione e contraddittorietà.
Scritto in uno stile che ricorda il miglior Graham Greene, il romanzo si inserisce in quel filone dei romanzi di avventura in cui quest’ultima non è fine a se stessa, bensì una riflessione profonda sull’inquietudine dell’uomo, eternamente costretto in una condizione di passione e contraddittorietà.