Testo teatrale scritto nel 1952 ispirato all'esperienza autobiografica di un ufficiale italiano che si consegna ai partigiani greci dopo l'8 settembre 1943. Il tribunale improvvisato in "uno sperduto villaggio di montagna durante una guerra ai giorni nostri" affronta la tematica del potere dell'uomo sull'uomo, del vincitore sul vinto, del condannato che pur di salvarsi tradisce la propria umanità.Una pluralità di voci, un dialogo serrato e a tratti febbrile, una giustizia che nel momento in cui giudica abdica al potere e alla sua retorica,un tribunale con personaggi che ricordano la tragedia greca e al tempo stesso il dramma sempre attuale della guerra umana.