Luca ormai adulto decide di trascorrere le sue vacanze estive a Zadina, il luogo delle vacanze da bambino quando ogni estate si tornava lì, con la famiglia, con gli zii, stesso albergo e stesso ombrellone. Dopo tanti anni decide di tornare e si rende conto di aver stranamente accantonato in una parte nascosta della mente una fetta della sua vita. Di quelle estati infatti non ricorda più quasi nulla e questo genera in lui una sorta di vaga inquietudine, la consapevolezza di avere dimenticato qualcosa, o qualcuno, di importante, una parte di sé che sta cercando a fatica di ritrovare. Piano piano riaffiornano sensazioni, profumi, immagini sbiadite che come tante tessere di un puzzle si cominciano a ricomporre nella sua mente: il proprietario dell’albergo, le goliardie dello zio Carlino, la sfilata di ferragosto e... quella bambina col braccialetto rosso... e, ancora, il gioco più fantastico che possa esistere: “il vento e il mare”. Gabriele Marchetti ci regala una storia delicata in cui il protagonista ripercorre i luoghi della propria memoria riassaporando le stesse emozioni e gli stessi sapori che ormai sembravano perduti. Un passato nebuloso relegato con lo scorrere del tempo ai margini di un’esistenza che è andata avanti apparentemente immemore di quel passato, che all’improvviso irrompe di nuovo via via sempre più prepotentemente a reclamare un posto che la memoria gli aveva ingiustamente negato. È ciò che succede a ognuno di noi quando una foto, un profumo oppure, come nel caso del nostro protagonista, tornare in un luogo da cui mancavamo da anni, ci riporta di colpo in luoghi e tempi lontani che avevamo nascosto con cura per paura che la nostalgia, la tenerezza o il rimpianto potessero sopraffarci.