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A metà anni ’90, l’Italia era ancora in fibrillazione per l’ingloriosa fine della partitocrazia, che aveva amministrato il Paese dal 1945 al 1993 senza mai vacillare, nemmeno di fronte al terrorismo. Il potere stava ancora leccandosi le ferite, quando Ruggiero Capone metteva le mani sullo scandalo «Affittopoli». Qualche anno dopo, ricomponeva appunti, documenti e un diario per stendere un «libro denuncia» sulle mani di sindacati e partiti, sul cosiddetto «mattone pubblico».L’idea di pubblicare un libro dal titolo «Immobiliare Montecitorio» già spuntava, per caso, circa una ventina d’anni fa.…mehr

Produktbeschreibung
A metà anni ’90, l’Italia era ancora in fibrillazione per l’ingloriosa fine della partitocrazia, che aveva amministrato il Paese dal 1945 al 1993 senza mai vacillare, nemmeno di fronte al terrorismo. Il potere stava ancora leccandosi le ferite, quando Ruggiero Capone metteva le mani sullo scandalo «Affittopoli». Qualche anno dopo, ricomponeva appunti, documenti e un diario per stendere un «libro denuncia» sulle mani di sindacati e partiti, sul cosiddetto «mattone pubblico».L’idea di pubblicare un libro dal titolo «Immobiliare Montecitorio» già spuntava, per caso, circa una ventina d’anni fa. Ma nessun editore si azzardava ad investire in una opera libraria che, di fatto, avrebbe messo in piazza come, quando e quanto, l’alta dirigenza di Stato e i notabili di grandi partiti (per lo più democristiani e comunisti) avevano acquistato lussuosi appartamenti, ville, palazzi ed aziende agricole. L’operazione non conveniva ai tanti editori che vivacchiavano all’ombra del palazzo, anzi gli stessi ventilavano che «Immobiliare Montecitorio» girasse, per trarre beneficio dalla sua non pubblicazione. «Immobiliare Montecitorio, storia di una truffa» contiene sia la vecchia storia tornata d’attualità che il triste risvolto di come il problema casa esista soltanto per l’uomo comune, a differenza di quell’alta dirigenza che ieri acquisiva gli immobili di pregio a prezzo politico ed oggi non sembra affatto scomporsi a cospetto delle tantissime tasse che colpiscono il mattone. Sono i ricchi di Stato che, oltre al proprio consistente reddito, vantano di aver piazzato mogli, figli, generi e nuore in Asl, Rai, Università, grandi aziende pubbliche e parapubbliche. Il resto della popolazione sta a guardare, con un certo languorino e tanta bava alla bocca. «Immobiliare Montecitorio» è ormai un «ever green», un classico al pari di doppiopetto o gessato. A far tornare di moda il vecchio e storico libercolo, le cui vicende più recenti risalgono ormai ai famigerati anni ’90, hanno contribuito sia la storia delle case di «Alleanza Nazionale» che il «botta e risposta» tra grillini (Movimento 5 stelle) e Palazzo Chigi sulla solita solfa degli affitti d’oro: ovvero il provvedimento che permetterebbe alle amministrazioni pubbliche di «rendere le locazioni passive entro il 2014». Così scopriamo che per disdire i contratti di locazione della Camera entro giugno 2014 serve, per legge di bilancio dello Stato, un preavviso di sei mesi: la melina sul «Milleproroghe» ha permesso che la legge venisse approvata con una evidente serpe in seno, ovvero il governo s’è bruciato lo spazio temporale per poter disdire gli «affitti d’oro». Alcuni uomini del governo hanno garantito saltassero, per legge, i «tempi tecnici per il recesso». Il libro racconta come, tantissimi immobili, siano transitati dalle pance dei partiti nelle tasche dei loro «leader». Poi, come l’alta dirigenza di Stato ha acquistato a prezzi bassissimi i più bei compendi immobiliari degli enti pubblici.Uno storico libro inchiesta, scritto anni fa da Ruggiero Capone, giornalista non nuovo a pubblicazioni anti-sistema, tra i primi a denunciare lo scandalo della «Federconsorzi» come le mani di sindacati e partiti sul cosiddetto «mattone pubblico». “È stato calcolato che», scrive Ruggero Capone, «nel giro d’una trentina d’anni - dal 1945 al 1975 - i partiti politici sono riusciti ad accumulare un ingente patrimonio immobiliare: tra lasciti, donazioni ed acquisizioni a prezzo di favore, hanno raggiunto il Vaticano per ricchezza immobiliare…». Il volume ci rammenta che, già una quindicina d’anni fa, il 90 per cento degli immobili degli enti in vendita era stato acquistato da politici, sindacalisti, vertici ministeriali e pezzi grossi di Regioni e Consiglio di Stato.